La casa editrice Quodlibet presenta in libreria un bellissimo volume. Giorgio Agamben, Jean-Baptiste Brenet con Intelletto d’amore. La prefazione è di Alain de Libera.
Giorgio Agamben, Jean-Baptiste Brenet – Intelletto d’amore
Ciascuno dei due testi che, attraverso un fitto intreccio di rimandi e implicazioni, disegnano la trama del libro, è una meditazione sul fantasma come luogo e soggetto dell’amore. E lo fanno mettendo a confronto in una prospettiva inedita due eccezionali personaggi: Guido Cavalcanti, il «primo amico» di Dante e maestro ineguagliato della fenomenologia amorosa, e Ibn Rushd, l’Averroè dei Latini, il filosofo arabo che ha più profondamente segnato il pensiero occidentale dal XIII al XV secolo.
E se, per entrambi, la congiunzione con l’intelletto unico nomina la felicità suprema, è la funzione del fantasma che si rivela ogni volta decisiva. In che modo i pensieri ci appartengono, come può un’idea diventare «mia»? È il fantasma – rispondono il poeta e il filosofo – che, mediante il desiderio, rende il pensiero proprio a un soggetto. Ma, per Cavalcanti, il fantasma deve perire perché la congiunzione amorosa abbia luogo e l’individuo sopravvive solo come un automa «fatto di rame o di pietra o di legno»; per il filosofo, invece, è la specie umana nel suo insieme il soggetto – anche politico – della felicità suprema.
Giorgio Agamben è filosofo e scrittore. La sua opera è tradotta e commentata in tutto il mondo. Con il progetto Homo sacer ha segnato una svolta nel pensiero politico contemporaneo. Fra i suoi libri più recenti: Stato di eccezione (Bollati Boringhieri 2003); Profanazioni (Nottetempo 2005); Il Regno e la Gloria (Neri Pozza 2005); Segnatura rerum (Bollati Boringhieri 2008); La Chiesa e il regno (Nottetempo 2010); Altissima povertà. Regole monastiche e forme di vita (Neri Pozza 2011). Presso Quodlibet ha pubblicato: Che cos’è la filosofia?, Gusto (2015), Idea della prosa (nuova edizione aumentata, 2002-2013), L’uomo senza contenuto (1994) e Bartleby. La formula della creazione (1993).