Il denaro non dorme mai: Wall Street

Bud Fox è un giovane e intelligente broker newyorkese alla ricerca del giusto colpo di fortuna per fare soldi a palate. «Il successo si condensa in pochi attimi» e la grande occasione di Bud ha il volto e il nome di Gordon Gekko, modello ideale di tutti quelli che lavorano a Wall Street. Gekko non ha studiato in un’università prestigiosa, è il classico self-made man, con un solo motto: «L’avidità è giusta», in tutte le sue forme. Avidità di vita, di amore, di sapere e, soprattutto, di denaro. Gekko è un sostenitore del libero mercato, il rappresentante dell’America di Reagan in cui il consumatore è sovrano e il dollaro diventa lo strumento essenziale al servizio dell’american way of life avido e immorale, dove «tutto è una questione di soldi» e il resto è solo conversazione.

Il film di Oliver Stone uscì poco prima del Black Monday il 19 ottobre 1987, giorno del tracollo degli indici del Dow-Jones. Anni dopo Dick Cheney dell’amministrazione Bush affermò che «Reagan ha provato che i deficit non contano»: in poche parole, l’America è un Paese che può permettersi di convivere con un colossale debito estero e con un deficit pubblico parallelo stimato oltre i 400 miliardi di dollari.

Michael Douglas è Gordon Gekko in "Wall Street"
Michael Douglas è Gordon Gekko in “Wall Street”

Yuppie. È questa la figura del giovane uomo d’affari impersonato da Bud Fox. Lo yuppie veste alla moda, frequenta locali esclusivi, vive in case moderne, è un uomo dinamico, totalmente dedito al suo lavoro. L’obiettivo è uno: guadagnare, tanto e a qualunque costo. Il modello è tipicamente americano, ma anche in Italia il fenomeno prese piede a metà degli anni Ottanta, soprattutto nella Milano da bere (al giorno d’oggi è ancora possibile riconoscere alcuni nostalgici dei vecchi tempi, anche se la recessione economica e Tangentopoli hanno messo un freno significativo al fenomeno dello yuppismo nel Belpaese).

Nel libero mercato vige la regola base della domanda e dell’offerta: lo Stato esercita un ruolo limitato di salvaguardia del sistema (mediante l’imposizione di tasse), in quanto sono i consumatori e i venditori ad accordarsi sul prezzo di un bene. Questo in netto contrasto con le economie pianificate, in cui è il governo a stabilire i prezzi, distribuendo la ricchezza soprattutto attraverso la politica degli incentivi. Qual è la naturale conseguenza di tutto ciò? Nel libero mercato, finanzieri senza scrupoli, avidi di denaro, sfruttano il sistema mettendo in pericolo gli investimenti di milioni di risparmiatori. Insomma, i soldi da qualche parte devono arrivare: mors tua vita mea, ossia, malaffare. Nessuno si preoccupa di come vengono investiti i soldi altrui: in Wall Street si comincia già a parlare di insider trading e nel sequel Money never sleeps il termine viene ripreso più esplicitamente.

Quali sono state le conseguenze di tale politica? Nel 2008 le borse crollano: dall’87 il sistema economico americano è stato colpito da cinque bolle finanziarie, a partire da quella della new economy (con il crollo del Nasdaq) e quella dei mutui immobiliari.

Bud Fox (Charlie Sheen)
Bud Fox (Charlie Sheen)

In Money never sleeps, Gordon Gekko afferma: «Qualcuno mi ha ricordato che, una volta, ho detto che l’avidità era una cosa buona. Ora sembra essere diventata legge». Siamo nel Duemila. Gordon, considerato il rappresentante di un sistema economico ormai superato, profetizza un imminente crack che colpirà l’economia americana e mondiale. Nessuno lo ascolta, ma Gekko ha ragione. Nessuno lo ascolta perché ormai, nel sistema economico moderno, persone come lui non sono più l’eccezione alla regola ma, come lui stesso sostiene, una «legge». L’avidità e l’immoralità non fanno più scalpore e lo stesso Bud Fox, che nel primo Wall Street tentava di riscoprire i valori dell’onestà e della famiglia, in Money never sleeps viene presentato in maniera del tutto diversa. O meglio: lo spettatore capisce che il finale di Wall Street non è quello reale, che non c’è redenzione per Bud, né vera punizione per Gekko.

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