“Passions just like mine”: Morrissey raccontato in 10 video

Con l‘apparizione ieri sera a Gazebo, la trasmissione di Diego Bianchi in onda su Rai 3 in seconda serata, Morrissey ha ufficialmente dato il via al suo mini tour italiano. Il vocalist, ex Smiths, suonerà stasera e domani all’Atlantico Live di Roma, il 16 al Teatro Linear di Milano, il 17 al Paladozza di Bologna, il 19 al Palazzetto dello Sport “Giovanni Paolo II” di Pescara, il 21 alla Obihall di Firenze e il 22 al Gran Teatro Geox di Padova. Per festeggiare i live, noi della Bottega abbiamo pensato di raccontarvi Morrissey a partire non dalle sue canzoni ma dai video che le accompagnano, spesso trascurati ma carichi di spunti interessanti.

Qui sotto ne trovate dieci, e tutti relativi sua carriera solista (spiacenti, niente Smiths: quelli ce li riserviamo per un altro speciale): si tratta di clip che offrono uno spaccato sul mondo di Morrissey, dagli idoli dell’infanzia (Suedehead, Boxers) al rapporto con Dio (I have forgiven Jesus), passando per l’animalismo (Alma matters) e le polemiche sul suo presunto razzismo (Boxers). Un modo diverso dal solito, insomma, per guardare ad uno degli artisti più importanti e intelligenti in circolazione.

Suedehead (1988)

Suedehead è il singolo che inaugura ufficialmente la carriera solista di Morrissey. Il brano è tratto dall’album Viva hate ed è accompagnato da una clip (diretta da Tim Broad, come le altre tre presentate qui sotto) in cui il vocalist passeggia per le strade di Fairmount, Indiana, la città in cui trascorse l’infanzia uno dei suoi idoli, James Dean. Nel video viene mostrata anche la scuola frequentata dal grande attore e il Park Cemetery, in cui è sepolto. In una scena, Morrissey sfoglia Il piccolo principe, altro omaggio autobiografico.

Everyday is like Sunday (1988)

Everyday is like Sunday è un altro dei classici di Moz e fu il suo secondo singolo solista (è contenuto sempre in Viva hate). Il video che accompagna il pezzo è costruito con degli spezzoni di Carry on abroad (1972), il 24esimo film della serie di 31 commedie low budget Carry on, realizzate per la tv inglese tra il 1958 e il 1992. Morrissey amava particolarmente i film della serie: in un intervista al NME del 1986 dichiarò di considerare gli attori Charles Hawtrey, Kenneth Williams, Hattie Jacques, Barbara Windsor, Joan Sims e Sid James degli autentici talenti.

Ouija board Ouija board (1989)

Nel video di Oujia board Oujia board (le tavolette Oujia sono quelle usate per comunicare con gli spiriti), Morrissey viene trascinato da alcuni bambini in una foresta, al cospetto di una medium. L’evocazione non va come dovrebbe e il cantante è costretto a rifugiarsi in una vecchia casa…

Ouija board, ouija board è contenuta nella compilation Bona drag (1990).

November spawned a monster (1989)

La clip di November spawned a monster ha un’ambientazione inconsueta per Morrissey: fu girata nel deserto al confine tra California e Nevada, in quegli USA che il cantante, qualche anno più tardi, sceglierà come sua abitazione. Il pezzo non appartiene a nessun album: fu pubblicato nel 1990 all’interno della compilation Bona drag, la cui copertina fu ottenuta proprio ricolorando un frammento del video.

Our frank (1991)

Our frank è un brano pubblicato su Kill unkle, il secondo disco ufficiale di Morrissey. La canzone parla non di un tipo di nome Frank ma di una conversazione franca avuta con qualcuno dal cantante. I versi finali, “Won’t somebody stop me from thinking? From thinking all the time, about everything. So deeply, so bleakly…” rendono l’idea del mix di frustrazione e dolore che si respira nella traccia. Il video che l’accompagna è ugualmente notevole: fu diretto da James Maybury e mostra una serie di skinhead che scorazzano per le vie di Londra. Non è incluso in nessuna delle compilation di video dell’ex Smiths per via delle accuse di razzismo che, dal 1992, cominciarono a piovere sul cantante e che dunque rendono questa clip un tasto dolente per Moz ancora oggi.

Boxers (1995)

Boxers è un brano contenuto nella compilation World of Morrissey e diede il titolo anche al tour del 1995. La clip che lo accompagna è stata diretta da James O’Brien e mostra delle immagini del pugile Cornelius Carr, che in un’intervista sempre del ‘95 a Jools Holland il cantante definì il suo combattente preferito. Morrissey, già un anno prima, aveva posato con Carr in alcune foto che accompagnavano una chiacchierata con il magazine Select.

Dei frammenti della clip di Boxers sono stati adoperati per la copertina di World of Morrissey e per la riedizione in formato singolo del brano degli Smiths Sweet and tender hooligan (1995).

Alma matters (1997)

Il video di Alma matters, bel brano tratto da Maladjusted (1997), tocca uno dei temi più cari a Morrissey: l’animalismo. La clip mostra l’ex Smiths mentre canta in uno stabilimento abbandonato un tempo dedito alla lavorazione della carne; in una sequenza, Moz è a tavola che gioca con un bellissimo gatto mentre fa colazione. Nel video compaiono altri personaggi, tra cui una malcapitata ragazza sulla cui faccia Morrissey svuota la scodella con latte e cereali.

I have forgiven Jesus (2004)

I have forgiven Jesus è uno dei brani più belli e toccanti di Morrissey. Nel pezzo, contenuto in You are the quarry (2004, l’album della rinascita dopo un periodo opaco), il cantante si rivolge direttamente a Dio, lamentandosi per tutto il desiderio e l’amore che gli ha instillato e che, tuttavia, sono sterili, e arrivando a chiedergli: “Mi odi?”. Bello anche il video, diretto da Bucky Fukumoto, con un Morrissey che intona la canzone vestito da prete.

You have killed me (2006)

Morrissey ha sempre avuto un animo un po’ nostalgico e in You have killed me porta questa sua attrazione per il passato alle estreme conseguenze. Il video che accompagna il pezzo (da Ringleader of the tormentors, 2006) è ambientato durante l’Eurovision Contest del 1970, e la performance di Moz con la sua band è introdotta da un presentatore italiano. Alla regia della clip, ancora Bucky Fukumoto, che sfrutterà la stessa idea anche per il video di In the guture when all’s well.

World peace is none of your business (2014)

Il brano in questione è quello che dà il titolo all’ultimo album di Morrissey, pubblicato quest’anno dalla Harvest. Negli scorsi mesi il disco è stato al centro di una polemica tra il cantante e l’etichetta: Moz ha accusato la label di non aver fatto abbastanza per la promozione del lavoro, prendendosela anche con la scelta di non far uscire dei video per i singoli (la title-track, Istanbul, Earth is the loneliest planet e The bullfighter dies). Al loro posto, degli spoken video di pochi minuti, con delle immagini accompagnate da frammenti di testi recitati (dallo stesso Morrissey). Fortuna c’hanno pensato i fan: Morrissey stesso ci ha tenuto a ringraziare alcuni utenti (http://www.true-to-you.net/morrissey_news_140817_02 ) per aver creato delle clip non ufficiali. Tra questi, Sharon Jheeta, che ha realizzato questo montaggio:

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