John Ridley – Jimi. All is by my side

Jimi – All is by my side ha un grosso problema, che rende forse addirittura superfluo qualsiasi discorso su sceneggiatura, messa in scena e interpretazione degli attori: la musica originale. Manca. E come è possibile fare un film su Jimi Hendrix senza adoperare la sua musica? Il regista John Ridley, sceneggiatore di lungo corso (ha esordito nel 1997 con U-turn di Oliver Stone e ha vinto l’Oscar quest’anno per 12 anni schiavo), ha dovuto suo malgrado farne a meno, per cause legate ai diritti d’autore. Ha cercato di ovviare mettendo in scena un’esecuzione del grande chitarrista americano di un classico dei Beatles, Sgt. Pepper’s Lonely Hearts Club Band, alla presenza proprio dei Fab Four, ma è un climax non soddisfacente, soprattutto se pensate che la sceneggiatura dovrebbe percorrere l’arco temporale che va dal 1966 al 1967, ovvero dal viaggio in Inghiterra da sconosciuto alla spettacolare esibizione di Monterey, che consacrò Hendrix tra i grandi musicisti del secolo.

 

Di momenti non esaltanti, in effetti, All is by my side ne ha parecchi. Tanto per cominciare, la stessa caratterizzazione del personaggio (ben interpretato da André 3000). Il racconto, che procede con uno stile d’ispirazione documentaristica, inquadra Hendrix soprattutto nel rapporto con tre donne, ovvero l’amica e mentore Linda Keith (Imogen Poots), e le fidanzate Kathy Etchingham (Hayley Atwell) e Ida (Ruth Negga). Ne viene fuori il ritratto di un hippy sempre sballato e un po’ superficiale, di indole sostanzialmente gentile ma anche capace di improvvisi e terribili scoppi d’ira, un artista iconico ma anche facilmente influenzabile.

 

 

Un bambinone, insomma. E in questo non ci sarebbe nulla di male, se l’intento del film fosse demistificatorio. Così evidentemente non è, però, e dunque si tratta di un effetto involontario, di un autogol, da cui si delinea una figura priva di reale spessore, inconsistente (e sì che con uno come Jimi, con tutte le sue contraddizioni, era difficile fare peggio). Qualche pregio Jimi – All si by my side ce l’ha: oltre all’interpretazione di André 3000 – che, a partire da una notevole somiglianza fisica, ha lavorato benissimo sulla voce e sulla tecnica chitarristica, imparando a suonare da mancino -, interessante è anche il montaggio che spezza l’andamento rigorosamente cronologico del film e anticipa squarci profetici di futuro, e certe ambientazioni nei club bui.

 

Però è troppo poco. L’intento presumibilmente era quello di mostrare il lato umano di Hendrix nel periodo della sua piena ascesa al pantheon dei miti, ma Jimi – All is by my side risulta alla fine inconsistente e confuso, come se Ridley non fosse riuscito a dare concretezza alle sue pur buone intenzioni. Un’occasione sprecata malamente.

 

 

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