Rob Reiner – Mai così vicini

Se c’è un film che ha definito gli standard della commedia sentimentale moderna, quello è Harry ti presento Sally. La pellicola, del 1989, rappresenta senza dubbi il Rob Reiner migliore, quello dotato di mestiere, gusto, capacità di scegliere gli attori giusti (Meg Ryan e Billy Crystal insieme facevano scintille) e di un tocco di ironia che impedisce al sentimentalismo dei suoi film di precipitare in melassa. Certo, dopo Reiner non ha più raggiunto quei risultati (Il presidente – Una storia d’amore, Storia di noi due, Vizi di famiglia), ma neppure è scivolato nel ridicolo, continuando a proporre un cinema garbato, piacevole, brillante soprattutto nel raccontare l’eterno girotondo dei sentimenti con l’avanzare dell’età.

Con Mai così vicini, il 67enne regista americano (ma di recente l’abbiamo visto al cinema come papà di DiCaprio/Belfort inThe wolf of Wall Street) riprende un po’ il filone senile di Non è mai troppo tardi per mettere in scena le dinamiche scoppiettanti tra la coppia Michael DouglasDiane Keaton. Il primo interpreta un attempato agente immobiliare: Oren un tempo era il migliore di tutta la contea, ma ora non riesce a vendere la villa che ha condiviso fino alla morte della moglie. Nell’attesa, vive all’interno di un complesso residenziale di sua proprietà, circondato da vicini che lo odiano per il suo caratteraccio. Tra questi c’è anche& Leah, che invece fa la cantante di nightclub – o meglio, farebbe, se riuscisse qualche volta a non piangere durante una performance.

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Anche Leah ha perso il coniuge, e certo è molto diversa dall’intrattabile e cinico Oren (che ricorda un po’ il Jack Nicholson di un altro “classico” del genere, Qualcosa è cambiato). Tuttavia, quando questi si vede affidata dal figlio ex tossicodipendente una nipotina di nove anni che non sapeva di avere, è a Leah che chiede aiuto. I due, tra una schermaglia e l’altra, cominciano così letamente ad avvicinarsi l’uno all’altra.

Insomma, sin dalle prime battute è evidente dove andrà a parare Mai così vicini. Del resto, non è che Harry ti presento Sally fosse molto più criptico: la prevedibilità fa parte del cinema di Reiner, così come il gusto dolciastro, bilanciato da qualche tocco di ironia più cattiva (battutaccia di Douglas: “Ho venduto case molto più vecchie di te, e in condizioni peggiori”). La morale è semplice: non è mai troppo tardi per amare. Eppure, nonostante una sceneggiatura (di Mark Andrus) a base di qualche gag improbabili (il parto casalingo su tutte) e tanti sani valori (la famiglia, l’amicizia), è impossibile non affezionarsi ai personaggi e alla loro goffa ricerca di un nuovo equilibrio con il mondo. Il merito è soprattutto dei protagonisti, Douglas e Keaton, per la prima volta assieme, acido e sarcastico il primo, un po’ svampita la seconda, miscela perfetta per un’ora e mezza di onesto intrattenimento.

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