Sette lettere di rifiuto a grandi scrittori

Il Telegraph ha pubblicato un articolo interessante, che dovrebbe rincuorare molti aspiranti scrittori. Si tratta degli estratti dalle lettere di rifiuto che autori come Nabokov, Melville, Lawrence, Hemingway e tanti altri si sono visti recapitare ad inizio carriera.

Lo spunto l’ha offerto la vicenda di Eimear McBride, una scrittrice inglese che, dopo 9 anni di rifiuti da parte degli editori, è riuscita finalmente a pubblicare il suo romanzo d’esordio, A girl is a half-formed thing, che ha conquistato il Beileys Women’s Prize, uno dei premi letterari più importanti del Regno Unito. Un caso piuttosto classico, che accomuna la McBride ai tanti grandi scrittori che, ad inizio carriera, subirono una serie di umilianti rifiuti prima di diventare classici della letteratura e autori di best-seller.

Il Telegraph, quindi, ha pubblicato alcuni paragrafi tratti da famose lettere di rifiuto. Eccone alcuni.

Vladimir Nabokov, Lolita:

«Per maggior parte è nauseante, anche per un freudiano illuminato… il tutto è un incrocio incerto tra una realtà orribile e una fantasia improbabile. Spesso diventa un sogno a occhi aperti nevrotico e selvaggio… Mi raccomando di seppellirlo sotto una pietra e tenerlo lì per almeno mille anni.»

Fortuna che Nabokov non ascoltò il consiglio: Lolita è considerato ad oggi uno dei capolavori della letteratura mondiale, che ispirò anche lo splendido film di Stanley Kubrick. Il libro fu pubblicato solo nel 1955, in Francia; in Inghilterra, due anni dopo, per l’opposizione del Ministero degli Interni. Negli USA arrivò nel 1958. In Italia, nel 1962

Anna Frank, Diario:

«La ragazza non possiede, mi sembra, una percezione speciale o un sentimento che possa sollevare quel libro al di sopra del livello di “curiosità”.»

Herman Melville, Moby Dick:

«Nonostante si tratti di un piacevole, se non esoterico, espediente narrativo, si consiglia un antagonista con un volto più popolare tra i lettori più giovani. Ad esempio, non poteva il capitano combattere con la propria depravazione nei confronti di giovani e magari voluttuose fanciulle?»

La lettera fu scritta da Peter J. Bentley, redattore della casa editrice britannica Bentley & Son, la quale comunque – nonostante la balena, che evidentemente non piaceva – mise in contratto Melville nel 1851.

David Herbert Lawrence, L’amante di Lady Chatterley:

«Per il suo bene, non pubblichi quel libro.»

John Le Carré, La spia che venne dal freddo:

«Se il benvenuto in Le Carré – non ha nessun futuro.»

Così un editor ad un suo collega, riferendosi ad uno di quei libri che avrebbero fatto la storia del thriller moderno e lanciato la carriera di uno dei più prolifici autori di best seller.

George Orwell, La fattoria degli animali:

«I suoi maiali sono più intelligenti degli altri animali, e dunque i più qualificati a guidare la fattoria – infatti, non ci sarebbe potuta essere nessuna fattoria degli animali senza di loro: perciò, quello che ci vorrebbe (potrebbe arguire qualcuno) non è più comunismo ma più maiali dotati di senso civico.»

T.S. Eliot respinse per la Faber&Faber il libro di George Orwell, che comunque considerava un grande scrittore. Dopo la sua pubblicazione, avvenuta nel 1945 per l’editore inglese Secker and Warburg, il romanzo vendette oltre 22 milioni di copie in tutto il mondo.

Ernest Hemingway, Fiesta:

«Se posso essere sincera, signor Hemingway – lei lo è sicuramente nella sua prosa – ho trovato il suo libro noioso e offensivo. Lei è un vero uomo, non è vero? Non sarei sorpresa di scoprire che ha scritto tutta questa storia rinchiuso al club, il pennino in una mano, il brandy nell’altra.»

Moberley Luger, della casa editrice americana Peacock & Peacock, risponde per le rime al giovane Hemingway. Il suo romanzo d’esordio, Fiesta, fu pubblicato nel 1926.

Altre lettere di rifiuto le trovate nell’articolo originale del Telegraph.

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