Strega 2014: Antonio Scurati ha plagiato se stesso?

Gian Paolo Serino sgancia una nuova bomba, che riguarda da vicino questa edizione del premio Strega (nel frattempo, rileggetevi del marchettone di Paolo Roversi). In un articolo pubblicato su Satisfiction, firmato da Pippo Russo, il bersaglio è Antonio Scurati e i suoi Il bambino che sognava la fine del mondo e il libro candidato allo Strega 2014, Il padre infedele. Su Satisfiction viene denunciato un copia-e-incolla da un libro all’altro, in un curioso caso di autore che plagia se stesso.

Addirittura, vengono citati alcuni passi dai libri, che evidenziano delle indiscutibili corrispondenze tra i due (nel link all’articolo originale sono reperibili tutti gli stralci incriminati). Il pezzo si conclude poi così: «Quattro anni fa Scurati perse lo Strega con Il bambino che sognava la fine del mondo, frignando contro il verdetto della giuria che mortalmente lo ferì. A quattro anni di distanza ripropone intonsi passi di quel romanzo, come volesse prendersi due volte la rivincita. E i passaggi identici continuano in moltissime altre pagine. Se non le trovate, faremo una seconda puntata. I giurati del Premio Strega non hanno proprio nulla da dire?».

Le accuse rivolte a Scurati avranno delle ripercussioni sulla scelta della cinquina in programma stasera? Nel frattempo, vi riproponiamo due paragrafi segnalati nel pezzo di Russo, uno da Il bambino che sognava la fine del mondo, l’altro da Il padre infedele. Voi che ne dite?

Il bambino che sognava la fine del mondo (pagina 172): «Sì, pensa tu, pensa tu, mia ombra degli altopiani, mio volo di notte, soffia su di me la sabbia dei tuoi deserti. Il mio animo è ancora romantico, sebbene il mio corpo sia immerso nella ferocia dei consumi sessuali, nella voluttà dei desideri fattisi suprema legge di mercato, nell’assenza di ogni bisogno che è l’unica regola del desiderio».

Il padre infedele (pagine 167 e 168): «Sì, pensa tu, pensa tu, mia ombra, mio demonio notturno. Il mio animo è ancora romantico, sai, ma il mio corpo nuota nella volubilità dei desideri fattasi suprema legge di mercato».

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