Roberto Saviano: “Scrivere Gomorra? Non ne valeva la pena”

Scrivere Gomorra? Non ne valeva la pena. Parola di Roberto Saviano.

«Non credo sia nobile aver distrutto la mia vita e quella delle persone che mi circondano per cercare la verità. Avrei potuto fare lo stesso, con lo stesso impegno, con lo stesso coraggio ma con prudenza, senza distruggere tutto. Invece sono stato impetuoso, ambizioso» confessa lo scrittore napoletano in un’intervista a El Pais.

«Bisogna considerare che non posso disporre della mia vita senza chiedere autorizzazione. Né uscire o entrare quando voglio, né frequentare le persone che voglio senza doverle nascondere nel timore di rappresaglie. A volte mi domando se finirò in un ospedale psichiatrico. Sul serio. Già adesso ho bisogno di psicofarmaci per tirare avanti e non era mai accaduto prima. Non ne faccio abuso, ma a volte ne ho necessità. E questa cosa non mi piace per nulla. Per questo spero che prima o poi finisca».

Gomorra è ormai un cult, con due milioni e mezzo di copie vendute solo in Italia, e altre dieci milioni in tutto il mondo. Nel 2008 Matteo Garrone ne ha tratto un film ed è anche in arrivo su Sky una miniserie televisiva in sei episodi. Il libro è un viaggio nel mondo della camorra, nelle sue attività illecite, descritte con perizia da Saviano proprio perché nei luoghi in cui la mafia si è imposta lui ci è cresciuto: boss che vivono come star, l’omertà della popolazione e la questione del traffico dei rifiuti tossici, che provoca in Campania decine di morti all’anno per tumore, circa il 20% in più rispetto alla media nazionale.

Gomorra (Matteo Garrone, 2008)

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