Quando Philip Seymour Hoffman era Lester Bangs

Tra i tanti bei ruoli interpretati da Philip Seymour Hoffman nella sua troppo breve carriera, c’è anche quello di Lester Bangs. Ora, per chi non lo conoscesse, basti dire che Bangs (1948 – 1982) è stato uno dei criti musicali più influenti della sua generazione ed una delle figure cruciali della controcultura americana: le sue opinioni erano forti (nel 1969, diventato freelance, inviò a Rolling Stone un pezzo in cui stroncava gli MC5) ed il suo stile sproloquante anticipava il gonzo journalism di Hunter S. Thompson.

Hoffman (che con Bangs ha purtroppo condiviso la sorte, una morte prematura per droga) interpretò il giornalista nel film di Cameron Crowe Quasi famosi (Almost famous, 2000). Non era un ruolo quantitativamente importante, ma qualitativamente sì, la classica conferma del motto di Stanislavskij per cui «non ci sono piccoli ruoli, ci sono solo piccoli attori».

A distanza di un giorno dalla morte di Hoffman, Crowe ha scritto sul suo sito un post in cui parla di una bella scena del suo film, quella della telefonata di Bangs al protagonista, l’adolescente William Miller (Patrick Fugit), un’alter ego dello stesso regista (la storia è autobiografica). Nella scena, Lester dà dei consigli a William, divenuto un redattore di Rolling Stone (sta scrivendo un pezzo su una band chiamata Stillwater e li sta accompagnando nel tour). «L’unica moneta valida in questo mondo in bancarotta è ciò che scambi con un altro quando sei uno sfigato. Senti il mio consiglio, lo so che li consideri tuoi amici, ma se tu vuoi essere un vero amico, sii onesto e sii spietato», dice tra le altre cose Bangs.

«La mia idea iniziale per questa scena», scrive Crowe, «prevedeva una rumorosa dichiarazione fatta da Bangs a tarda notte. Una chiamata alle armi. Nelle mani di Phil [Hoffman, n.d.r.] diventò qualcosa di diverso. Una scena basata su una quieta verità condivisa da due ragazzi che si trovano entrambi a un punto di svolta delle loro esistenze, feriti nei sentimenti e ancora in piedi a tarda notte. Si trasformò nell’anima del film. Durante le riprese, Hoffman non parlò con nessuno. Ascoltava solo le sue cuffie, con le registrazioni delle vere parole di Lester Bangs (il suo walkman era pieno di interviste rare di Lester)».

«Una volta finita la scena», prosegue Crowe, «realizzai che aveva effettuato un autentico trucco di magia. Era andato oltre le parole e la sceneggiatura, era andato a caccia dell’anima e della compassione di Lester, quelle che solo pochi di noi avevano avuto il privilegio di conoscere. Io e la tropue gli saremo sempre grati per averci permesso di stare in prima fila di fronte al suo genio».

A questo punto, godetevi la scena e ricordate che stasera andrà in onda su La7d un altro omaggio all’attore scomparso domenica, il film Truman Capote – A sangue freddo, che nel 2006 gli valse l’Oscar:

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