William Sidis, la vita del genio raccontata da Iperborea

La vita dei geni non è facile. Capita talvolta che il talento, il quoziente intellettivo alto, delle facoltà mnemoniche eccezionali siano scontate da solitudine, infelicità, dolore. Film come Will hunting con Matt Damon nei panni del “genio ribelle” Will e A beautiful mind, con Russel Crowe nei panni del premio Nobel John Forbes Nash Jr., ne sono due buoni esempi, ma forse nessuno dei due è affascinante quanto La vita perfetta di Williams Sidis, il nuovo romanzo del danese Morten Brask, in questi giorni in libreria per Iperborea.

Wiliams James Sidis è il genio per eccellenza. Nato nel 1989 a New York, a soli 18 mesi imparò a leggere il New York Times. A 6 sapeva battere a macchina e conosceva alla perfezione, oltre all’inglese, il francese, il russo, il tedesco, l’ebraico, il turco e l’armeno. A 11 anni si iscrisse ad Harvard (ad oggi è il più giovane studente ad aver avuto accesso alla celebre università americana), dove illustrò la sua teoria sulla quarta dimensione a 16 si laureò in lettere – “cum laude”, ovviamente. 

(William Sidis subito dopo la laurea)

Qualcosa, poi, andò in pezzi, e Sidis si perse. Dopo il diploma, William dichiarò ai giornalisti che si sarebbe dedicato alla cosiddetta “vita perfetta”, ritirandosi a vita privata. Poi però, nel 1915, Sidis iniziò a svolgere l’attività di docente alla William Marsh Rice University, ma gli studenti lo prendevano in giro ed evidentemente non era adatto all’insegnamento. Abbandonò il posto e di lui non si seppe più nulla, fino a quando, il 1° maggio 1919, fu arrestato ad una manifestazione dei lavoratori: al processo, William si dichiarò socialista e ateo, ma non finì in prigione grazie all’intervento del padre, uno stimato psichiatra. Dopo il fattaccio, i genitori lo tennero segregato per un anno nel sanatorio del New Hampshire, da loro stesso gestito, dopodiché lo spedirono in California, ma sempre in condizioni di “libertà vigilata”. 

Una vita dura, triste, insomma, che si concluse il 17 luglio del 1944, quando Sidis morì a causa di un’emorragia cerebrale. Si stimava che il suo quoziente intellettivo fosse tra i 250 e i 300 (un test del 1933 sosteneva 254), in ogni caso il più alto mai registrato. E allora, si chiede Brask ne La vita perfetta di Williams Sidis, come è possibile che un individuo così dotato, che avrebbe dovuto contribuire come nessun altro al progresso del sapere umano, possa sparire senza lasciare traccia nella storia?

Nel suo romanzo (pubblicato in patria nel 2011 ed inedito in Italia), Morten Brask cerca di ricomporre il vero volto di un uomo condannato dalle sue stesse all’emarginazione, alla solitudine. Billy cresce sotto gli occhi della stampa come uno “scherzo di natura”, vittima anche degli esperimenti scientifici del padre. Da grande, si trasforma in un idealista, un pacifista “scientifico”, convinto che nessuna guerra abbia mai risolto alcun problema. Il suo ideale di vita, la “vita perfetta”, era rigorosamente all’insegna della solitudine, una fuga dietro le quinte all’insegna dell’amore per il mondo e la conoscenza. 

Sidis è sepolto a Portsmouth nel New Hampshire: sulla lapide è scritto semplicemente “William J. 1898-1944”.

Cliccate qui per leggere l’incipit del romanzo dal sito di Iperborea. Qui sotto, la copertina:

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