The Go Find – Brand new love

L’amore «che move il sole e l’altre stelle» diceva il Sommo Poeta, e dopo di lui e i vari Rilke, Neruda, Prevert, è difficile inventarsi qualcosa di nuovo sull’argomento. Al punto tale che l’amore, nelle pop song, è decisamente l’argomento più trito e – diciamocelo – insopportabile. Ma ovviamente c’è modo e modo di parlarne: un conto, per esempio, è Nick Cave che si concede una “murder ballad” a due con Kylie Minogue, un conto è Taylor Swift che paga l’ennesimo dazio al suo pubblico di adolescenti.

Dell’amore (come di tutto il resto, in effetti) occorre saperne parlare e Dieter Sermeus, l’uomo dietro i Go Find, diciamo che non se la cava malissimo. Brand new love (“amore nuovo di zecca”, come un brano dei Sebadoh) è una raccolta di dieci ballad che esplorano tutto lo spettro del sentimento, muovendosi con grazia nella terra di nessuno sospesa tra dolce e amaro, gioia e malinconia, voglia e nostalgia. Più che sotto il profilo dei testi, che non disdegnano qualche puntatina nella filosofia, il songwriter belga riesce intrigante sul piano musicale. Cita gli anni ’80 anche più esplicitamente che negli album precedenti, ma lo fa tenendo sempre presente che ci dividono tre decenni dal synth pop dei New Romantics.

Il risultato è un mix dalle tinte pastello di vecchio e nuovo, in cui l’elettronica si fonde con chitarre indie (The message) o di ascendenza folk (We promised together), guarda al soul di Marvin Gaye (The lobby) o fa da sfondo estatico su cui si intreccia la riflessione su un’amicizia che nasce e finisce (Summer boys). Tutto semplice, forse troppo. Japan ci prova ad inventarsi qualcosa (la guida la traccia un synth bass che, sul finale, fa da trampolino ad un bel solo di sax), ma anche qui, troppa timidezza. Anche perché alle volta basta davvero poco: per esempio un arpeggio di tastiera nel posto giusto (Your heart), a dare uno slancio ad una melodia altrimenti troppo statica.

Ecco, ai Go Find si può rimproverare innanzitutto una cosa: la tendenza a ragionare con il goniometro. L’equilibrio tra la componente vintage e quella più contemporanea del sound è azzeccato, ma un disco, come l’amore, ha bisogno di passione. E passione vuol dire anche generosità che tracima nell’eccesso, nell’errore. Qui di errori non ce ne sono, è tutto ben rifinito e pulito. Troppo. C’è poca vita vera, in queste canzoni. Quello che traspare dei brani di Brand new love è un’amore che, al massimo, muove una timida brezza, certo non il cosmo intero.

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