Una volta erano le rockstar. Sesso, droga, alcool, camere d’albergo devastate, atti osceni: i casellari giudiziali e gli atti processuali sono pieni dei nomi del pantheon del rock, i “ribelli” (con o senza causa) per eccellenza. Oggi, invece, sono le popstar, meglio se giovanissime (o magari provenienti dal mondo Disney: vedi Britney Spears), i “cattivi maestri”. E così può capitare che Tiziano Ferro e Justin Bieber ricevano delle brutte notizie da un giudice, mentre Courtney Love debba invece ringraziarne uno.
Per Ferro, ieri è stata confermata la condanna in primo grado per evasione fiscale: la Commissione Tributaria del Lazio ha respinto il ricorso del musicista di Latina. Il musicista ha dunque evaso il fisco negli anni 2006, 2007 e 2008, periodo in cui risultava residente in Gran Bretagna, per un totale di circa 3 milioni di euro.
Ferro, per bocca del suo legale, Giulia Bongiorno, ha sempre affermato che il cambio di residenza era reale e che i suoi numerosi impegni all’estero lo tenevano lontano dall’Italia. Tuttavia, secondo la Commissione Tributaria «la documentazione fornita appare di fatto inconsistente e comunque non rappresentativa al punto di provare che il contribuente si era realmente trasferito nel Regno Unito». Oltretutto, nell’arco di tempo in esame le forze dell’ordine hanno registrato una presenza massiccia di Ferro in Italia (uso di carte di credito, studi di registrazione, l’apparizione in trasmissioni tv e radiofoniche). Insomma, per Tiziano stavolta il rosso è tutt’altro che “relativo”.
Veniamo a Bieber. Il 19enne idolo delle teenager ne ha combinate parecchie ultimamente. Ora, all’aggressione ai paparazzi, alla passione per le prostitute brasiliane e alle bravate a base di cocaina e lanci di uova al vicino, si aggiungono le corse automobilistiche in città. Giovedì scorso, la popstar canadese è stata arrestata dalla polizia di Miami Beach, in Florida (e la foto segnaletica è subito finita online):
Bieber era alla guida di una Lamborghini gialla a una velocità di 55 miglia orarie, in un tratto in cui il limite era di 35. Justin, in macchina con la modella Chantel Jeffries (una che ha all’attivo ben cinque arresti, uno dei quali per accoltellamento), aveva assunto alcool e droghe, ma non solo: aveva la patente scaduta e in più era impegnato in una gara di velocità con i conducenti di altre due vetture (una Ferrari rossa e un’altra Lamborghini, guidate da due suoi amici). Ce ne sarebbe insomma abbastanza perché il prossimo Grammy gli venga consegnato in una cella. Per il momento, pagata la cauzione, Bieber è a Panama (con la Jeffries), a godersi una meritata vacanza.
Nella settimana “terribile” per il pop, è paradossalmente una rockstar che anche in un passato recente ha avuto più di una grana legale come Courtney Love a ricevere una bella notizia da un giudice. La musicista, ex leader delle Hole e vedova di Kurt Cobain, è stata dichiarata innocente nella causa per diffamazione che la vedeva opposta al suo ex avvocato, Rhonda Holmes. La vicenda risale a qualche anno fa. La Love aveva assunto la Holmes per rappresentarla in una disputa su presunte frodi da parte dei gestori dell’eredità di Cobain. Tuttavia, nell’estate del 2009, s’era lasciata andare su Twitter ad uno sfogo, scrivendo: «Ero fottutamente devastata quando ho saputo che l’avvocato Rhonda J. Holmes era stata comprata».
Secondo la Holmes, la Love con quel tweet aveva voluto deliberatamente danneggiare la sua reputazione; la rocker, dal canto suo, si era difesa affermando che si trattava di un messaggio destinato ad essere spedito in privato. Dopo un dibattimento di 8 giorni, un tribunale della California ha stabilito che sì, l’accusa nel tweet magari era falsa, ma la Hole non aveva modo di saperlo date le informazioni in suo possesso in quel momento. In più, la giuria ha accettato la tesi del messaggio privato reso pubblico per errore, tanto più che la vedova di Cobain l’aveva cancellato in fretta (ma non abbastanza da impedire all’avvocatessa di immortalarlo in uno screenshoot).
Quella dell’errore è forse la parte della sentenza più difficile da credere (la pubblicazione sulla timeline pubblica e l’invio di un messaggio privato, su Twitter, presuppongono due operazioni completamente diverse), ma tant’è: per una volta, la Love se l’è cavata.
Segno dei tempi: la trasgressione, nel rock, è andata in soffitta. È lontana l’epoca dell’esilio in Francia degli Stones, degli arresti per atti osceni di Jim Morrison, o delle camere d’albergo devastate e delle notti negli strip club dei Mötley Crüe. Ed è finita anche l’epoca dei gangsta rapper con nove pallottole in corpo (50 Cent): ormai sono le popstar multimilionarie dal volto pulito i veri “cattivi” della musica.