Paul McCarney: «Io, John e la mia ossessione per il sesso»

il 2014 è un anno speciale per Paul McCartney e Ringo Starr e per i loro fan: si festeggiano i 50 anni dalla prima apparizione in America (il 9 febbraio 1964, il live all’Ed Sullivan Show). Al tributo dei Grammy, si aggiunge ora un’intervista esclusiva di McCartney s Rolling Stone, che dedica al songwriter britannico la copertina del numero in edicola domani.

«Quando non sono sicuro di una cosa la passo a John [Lennon, n.d.r.]», spiega Paul, che l’anno scorso ha pubblicato il suo nuovo album solista, New. «Lui mi dice: “No amico, questo non lo puoi fare”. “Va bene, hai ragione. E se facessi così?”. “Molto meglio” Insomma, ne discuto con lui come se fosse ancora con me. È una cosa molto importante, lo faccio spesso, è un’abitudine che non voglio perdere». McCartney è sempre stato infastidito dal cliché secondo cui Lennon era il “Beatle” geniale e lui quello “carino”, vista soprattutto una sua particolare ossessione: il sesso.

«Direi che sono abbastanza ossessionato dall’argomento», dice. Da ragazzino, racconta, faceva di tutto con i suoi amici per tirare su i soldi e comprare qualsiasi giornale che avesse foto di donne nude. «Andava bene qualsiasi cosa», ricorda. «Una volta ho fatto anche il baby-sitter per guadagnare qualcosa e, mentre ero solo in casa con il bambino, mi sono messo a guardare nella libreria dei genitori. C’era un manuale di educazione sessuale, una cosa che a casa mia non c’era. L’ho aperto e ho visto cose come il Monte di Venere che hanno incendiato all’istante la mia fantasia di adolescente. E non è cambiato molto da allora».

E il sesso è un tema centrale in canzoni come da Why don’t we do it in the road? (dal White album, 1968), che parla di accoppiarsi allegramente in pubblico, a Eat at home del 1971, o Nod your head del 2007 (un omaggio al sesso orale), fino a qualche canzone dell’ultimo album New. «Nod Your Head non è stata scritta con quel significato, ma ovviamente è una canzone che si presta al doppio senso, è una supposizione ragionevole», spiega McCartney. «Se ci fosse un processo contro di me per perversione sessuale, quella sarebbe sicuramente una prova. Ma io negherei con forza!».

Nel corso dell’intervista, McCartney affronta anche il tema del rancore e del perdono: il riferimento, in primis, è a Yoko Ono e di nuovo a John Lennon. «Penso sempre a quello che mi direbbe George: “Paul, non vuoi lasciare in giro nella tua vita queste cose”». C’è un limite però. Mark David Chapman (l’uomo che l’8 dicembre 1980 uccise Lennon): «Quella è un’azione compiuta da un imbecille totale. Non è una di quelle situazioni in cui non vai d’accordo con qualcuno e litighi; è qualcosa di molto più grave e qualunque cosa sia stata, malvagità o follia, secondo me è imperdonabile. Penso che potrei perdonare chiunque, ma non vedo perché dovrei perdonare lui. È una persona che ha fatto una cosa completamente folle e definitiva, perché dovrei gratificarlo con il mio perdono?».

Ecco il video dell’ultimo singolo di McCartney, Queenie eye:

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