Cesare Pavese – La casa in collina

La casa in collina è il romanzo più maturo di Cesare Pavese, il più autobiografico e, forse, il più amaro. Lo scrittore compose il libro tra il 1947 e il 1948, circa due anni dopo la liberazione dell’Italia dal nazifascismo, circa due anni prima della sua morte da suicida.

Gli anni del concepimento de La casa in collina sono gli stessi, poi, del post – “primavera italiana”, anni già orfani di quel dopoguerra di speranze ed ardori che si era spento nella delusione cocente delle alleanze ingrate e della fiducia tradita. In data 1964, riflettendo sugli eventi della liberazione, Calvino scrisse nella celebre Prefazione a Il sentiero dei nidi di ragno: “Quello di cui ci sentivamo depositari era un senso della vita come qualcosa che può ricominciare da zero, un rovello problematico generale, anche una nostra capacità di vivere lo strazio e lo sbaraglio; ma l’accento che vi mettevamo era quello di una spavalda allegria”. Nulla di più distante dalle tonalità malinconiche e già deluse di Cesare Pavese.

La trama

La casa in collina racconta le vicissitudini di Corrado, un professore di scienze che sceglie di ritirarsi dalla vita e dalla Storia rifugiandosi in un casolare delle colline piemontesi. Mentre fuori impazza la guerra, scoppiano le lotte partigiane e l’esistenza dilaga in tutta la sua contraddittorietà, Corrado vive recluso nel suo mondo ovattato. La natura è per lui un utero, un condensato di miti atavici in cui ripararsi per scampare dal sussultorio moto degli eventi. Finché la vita non irrompe e il contatto casuale con un gruppo di dissidenti partigiani non costringe Corrado al confronto.

L’incontro con Cate, la sua combriccola di compagni e il figlio Dino, riporta il protagonista alla realtà e al richiamo dell’impegno politico. Ma la prova è ardua e Corrado è già irrigidito dalla ruggine della viltà. Così lascia che Cate venga catturata durante un blitz tedesco e non accompagna Dino tra le montagne per mischiarsi alla lotta partigiana.

La casa in collina di Cesare Pavese. La recensione

La forza etica del romanzo di Cesare Pavese sta tutta nella sua struttura dicotomica ed è da qui che, nonostante l’amarezza e la malinconia, conviene ricavare un profondo insegnamento. Coraggio e viltà, impegno e disimpegno, Storia e natura, vita e mito. La storia di Corrado è quella della scelta tra la partecipazione e l’ignavia, è la storia della solitudine che attende chi decide di percorrere la seconda via.

Pavese, già con il gelo del rimpianto nel cuore, chiede al lettore e a se stesso: conviene davvero aspettare inermi che il peggio passi per ritrovarsi alla resa dei conti salvi e impotenti? Una domanda da porsi anche oggi, esattamente come ieri.

copertina
Autore
Cesare Pavese
Casa editrice
Einaudi
Anno
2014
Genere
Narrativa
Formato
Tascabile
Pagine
180
ISBN
9788806221300
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