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Stranieri da sfogliare: cinque titoli da leggere sotto l’ombrellone

Estate. La stagione perfetta per leggere, per recuperare dagli scaffali quei libri acquistati e mai neppure sfogliati, o per scoprire titoli nuovi, che ci hanno sempre attratto ma che, presi da lavoro e dalla frenesia di tutti i giorni, non abbiamo avuto il tempo di “assaggiare”. Un’evasione in un mondo di parole “inedite”, ma anche, magari, l’occasione per acquisire un punto di vista altro sul mondo. Per questo, la settimana scorsa abbiamo inaugurato (con un articolo di Elena Spadiliero) uno spazio in cui consigliare una serie di titoli per l’estate 2013: non necessariamente classici o cult, ma romanzi in grado di “parlare” ancora oggi al lettore. Dopo gli italiani, adesso è il turno degli stranieri.

Geniale e antipatico (basta ricordare i suoi giudizi taglienti sul collega David Foster Wallace), Bret Easton Ellis è indubbiamente uno degli autori più brillanti in circolazione. Recentemente si è parlato di lui per la partecipazione, in veste di sceneggiatore, a The caynons, il nuovo film di Paul Schrader (l’autore del copione di Taxi driver e regista di American gigolò). Ellis non scrive un libro dal 2010 (Imperial bedrooms), e in attesa di qualche nuovo sussulto romanzesco, potrebbe essere una buona idea recuperare dallo scaffale American psycho (1991). La storia, efferata, crudele, scritta in maniera impeccabile, è quella dello yuppie Patrick Bateman, di giorno sfolgorante astro di Wall Street, di notte serial killer spietato. Nella sua parabola, raccontata da Ellis con stile ossessivo, maniacale, e invidiabile sense of humor (nerissimo), c’è tutto il marcio e il senso di vuoto di un capitalismo alienante, autodistruttivo, che assume le sembianze di un incubo allucinato. Per gli amanti del brivido estivo, c’è anche l’ottimo film che Mary Harron ha tratto dal libro nel 2000.

I killer, però, possono anche essere “sentimentali”. E scrivere “diari”. È il caso del protagonista di, appunto, Diario di un killer sentimentale di Luis Sepúlveda (1996), un assassino prezzolato che, all’indomani di un nuovo ingaggio, scopre che la sua fidanzata francese l’ha lasciato per un altro, un giovanotto messicano. Da lì, tutto rischia di precipitare: l’uomo, nel tentativo di assassinare Mujica (un trafficante che ha dato fastidio alla concorrenza statunitense), commette un errore dopo l’altro (tra cui quello di rivelarsi al proprio bersaglio). In un’escalation esilarante e irresistibile, Sepulveda fulmina il lettore con un finale sorprendente, da KO. Soprattutto, però, stupisce con la qualità di una scrittura agile, veloce e ugualmente raffinata. Fresco e dissetante, un gioiellino tutto da scoprire.

Un break per gli amanti di forme più classiche e storie di più ampio respiro: tra i libri da mettere in valigia, c’è sicuramente Il grande Gatsby, il capolavoro di Francis Scott Fitzgerald (1925). Se n’è parlato molto, nel corso degli ultimi mesi, per via del film che ne ha tratto Baz Luhrmann, il quale ha affidato a Leonardo DiCaprio la parte dell’affascinante e misterioso milionario Jay Gatsby. Fuggito di casa in giovane età, una fortuna accumulata in modo misterioso, Gatsby ha un piano: riconquistare la sua Daisy, la donna che ama e dalla quale si era separato cinque anni prima, a causa del suo impegno da miliare nella Grande Guerra. Daisy nel frattempo ha sposato un giocatore di polo, Tom, ma Gatsby sembra sicuro di sé e non teme rivali. Nella sua tragica avventura si annidano i segni della disillusione, della solitudine, della crisi anche di un Paese che non crede più ai suoi miti, al suo Sogno. Gatsby è l’emblema (romantico) del fallimento, della lotta impari contro le forze del destino: in lui si proiettano le frustrazioni di Fitzgerald, che ben presto si sarebbe dato al vizo dell’alcool per morire, nel 1940, d’infarto.

Un fallito e uno sconfitto è anche il professor William Stoner, protagonista dell’omonimo romanzo di John E. Williams. Pubblicato per la prima volta nel 1965, Stoner è uno dei classici titoli “dimenticati”: merito della Fazi se, nel corso del 2012, il libro è tornato in circolazione, con una nuova traduzione (di Stefano Tummolini) e una postfazione di Peter Cameron (autore di Un giorno questo dolore ti sarà utile). Docente di letteratura inglese in un college, Stoner è uno studioso non brillante ma solido, sposato ad una donna che non lo ama, e senza ambizione. Un mediocre, apparentemente. Eppure, nel raccontarne la vita dalla nascita alla morte (dal 1910 al 1956), Williams ne fa un fulgido campione di onestà, di rettitudine, capace di un amore sincero (per la letteratura e Katherine, una sua studentessa) persino commovente. Nel libro di Williams tutto è ordinario – a cominciare dalla prosa, che non conosce analogie ampollose o periodi troppo intricati: eppure, tutto brilla di una luce meravigliosa, che riscatta la povertà di mezzi narrativi e di prospettive del protagonista per consegnarci uno dei più bei personaggi maschili della storia della letteratura.

Chi certo non teme di essere considerato un fallito è Eric Packer, il giovane miliardario protagonista di Cosmopolis di Don DeLillo (2003). Eric è impegnato in una scommessa con lo yen: ha investito sulla valuta giapponese nell’attesa che le sue quotazioni calino. Nel frattempo, è bloccato nel traffico della metropoli, diretto verso il suo barbiere. Così, mentre la moneta s’impenna e sembra precipitare le ricchezze di Packer (e il sistema tutto) verso il crack, DeLillo snocciola la sua profezia, raccontando di un mondo fatto di dati e flussi di informazioni, di numeri e cifre, che si “muovono” e “corrono” come dotati di una volontà. Packer cerca di trovare lo schema immanente che, ne è convinto, regola il tutto, ma fatica: a distrarlo, anche un’oscura minaccia di morte. Cosmopolis è un libro geniale e profetico: in sole 180 pagine, mescolando passo thriller e atmosfere fanta-apocalittiche, DeLillo racconta la post-modernità con una lucidità impressionante, cogliendo le forze spaventose eppure irresistibili che si celano dietro i flussi finanziari e le crisi globali. Dal libro, David Cronenberg ha tratto l’anno scorso un film con Robert Pattinson.

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