Glen David Gold – Sunnyside

È strano pensare che un libro pieno zeppo di riferimenti storici abbia come titolo uno dei pochi insuccessi di un genio della storia contemporanea. Sunnyside è infatti il titolo di un film di Charlie Chaplin (Charlotte in campagna, in italiano) ed è uno dei pochi dell’attore-produttore-scrittore-musicista ad aver ricevuto scarso consenso da pubblico e critica.

Chaplin è però solo uno dei protagonisti di questo bel romanzo: Sunnyside racconta la guerra, e la guerra può essere solo una storia corale. Il libro segue da vicino le vicessitudini di tre-quattro personaggi principali e di altrettanti comprimari, creando una narrazione che si dirama durante gli anni del primo conflitto mondiale. Glen David Gold si diverte a giocare tra le pieghe della storia, immaginando le vite private di noti personaggi pubblici e creando dei solidi personaggi di fantasia. Così scopriamo l’infelicità di Chaplin, il peso delle aspettative di sentirsi continuamente chiamare “genio”, la sua velata diatriba con Mary Pickford; conosciamo Leeland Duncan, un uomo che, seppur indirettamente, darà tanto alla storia del cinema. Ma ci affezioniamo anche a Hugo Black, soldato agli ordini del generale Ironside, impiegato in un’assurda – ma realmente accaduta – incursione degli Stati Uniti in Russia per sconfiggere i bolscevichi e il pericolo comunista.

Sono storie di sconfitte, quelle narrate da Sunnyside (ed è per questo che non esiste titolo più giusto), storie di sconfitte e del modo in cui si reagisce alle sconfitte. Ogni personaggio deve affrontare un periodo tragico della sua vita, un momento in cui i suoi sogni rischiano di morire e tutto quello che sa, e che è stato, fino a quell’istante non conta più nulla, ognuno sarà costretto a mettersi in discussione, fino all’instante in cui il cambiamento coinciderà con la sopravvivenza – metaforica o non.

Ed è qui che si palesa uno dei limiti del libro, che sembra un’assurdità vista la mole: la chiusura delle trame è troppo affrettata, o quantomeno spropositata, rispetto allo spazio che è stato concesso allo svolgimento. Dopo 600 pagine di conflitti, ci si aspetterebbe di gustare il momento di risoluzione con più lentezza di un “e vissero felici e contenti”.

Sunnyside è, nonostante questo, un bel libro: Gold ha saputo creare uno stile leggero e agrodolce con il quale raccontare uno dei periodi più difficili per gli Stati Uniti e per il mondo; i suoi personaggi vivono sulla pagina, sono riconoscibili, e si fanno voler bene. Sunnyside è uno di quei libri che si vorrebbe non avessero fine.

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