Andrea Bajani – Mi riconosci

Succede, a volte, che per spiegare alcuni rapporti e l’universo che li pervade, le parole non bastino, come se la voce non possa arrivare a coprire tutte le distanze. Succede molto più spesso quando inesorabilmente, il distacco e la morte allargano queste distanze. Mi riconosci è un libro commovente, stupefacente per certi versi. Un delicatissimo ed intimassimo omaggio di Andrea Bajani alla memoria di Antonio Tabucchi, uno dei più grandi scrittori ed intellettuali del nostro tempo.

In queste pagine dense di ricordi si viaggia a ritroso, poi di colpo si è proiettati nel presente, e poi la scena cambia ancora per lasciare spazio ad episodi quotidiani, aneddoti di un’amicizia vera tra uno scrittore ormai maturo e uno scrittore giovane che dimostra, anche con quest’opera, tutto il suo talento. Quest’amicizia, breve ma intensa, non è esplosa in chiassosi bagliori di luce, ma si è mossa in un perfetto equilibrio, su una profonda intesa tenuta viva dall’intelligenza di due persone che si sono tenute d’occhio anche da lontano. Il più giovane scrutava il più anziano, e il maestro era pronto ad indicare la strada al suo discepolo. Al di là della passione per le parole e per la scrittura, Bajani ci racconta il lato umano di un rapporto, dà forma ai propri ricordi, unisce due mondi in poche pagine e, con eleganza e sobrietà, ci fa oltrepassare un limite facendo vibrare le corde dei sentimenti.

Il destino ha fatto sì che i sentieri di questi uomini si incontrassero. Ora che Bajani vede allontanarsi per sempre Tabucchi, sente il bisogno di confessare, prima di tutto a se stesso, quanto hanno contato questi anni. Mi riconosci è quasi un appello accorato, un modo per tener viva la memoria, parole scritte per vincere la forza del tempo, della malattia e della morte, che cambia inevitabilmente tutti i rapporti. Ma è anche la storia di tutti coloro che hanno avuto o hanno la fortuna di alimentare e vivere, giorno dopo giorno, un’amicizia come questa, per la quale il pensiero conta più del contatto, la libertà più della possessione. C’è un momento della vita in cui «ci si rassegna a tornare indietro verso la terra dopo aver cercato di scapparle in tutti i modi, di salire più in alto possibile». Proprio così quel grande uomo, considerato “intoccabile”, mostra le sue rughe, le sue fragilità.

«La solitudine dell’artista è un numero da circo non annunciato. Centinaia di persone con i visi che seguono un punto senza respirare. Le facce di tutti i bambini, e anche quelle dei grandi. Fuori da lì, il mondo. Dentro, un omino, che è lì per dimostrare che dentro il suo mondo c’è anche il pericolo, ma è lui a provarlo per tutti. Per questo lo applaudono, per essersi preso cura del pericolo del mondo, per averlo maneggiato al posto loro. Qualche volta gridano, chiedono il bis, tacciono. Altre volte non succede nulla, e l’artista del circo se ne va via nel nulla, così come dal nulla è comparso. Si toglie il cappello, saluta il suo pubblico con un inchino e poi se ne va».

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diDonato Bevilacqua

Proprietario e Direttore editoriale de La Bottega di Hamlin, lettore per passione e per scelta. Dopo una Laurea in Comunicazione Multimediale e un Master in Progettazione ed Organizzazione di eventi culturali, negli ultimi anni ho collaborato con importanti società di informazione e promozione del territorio. Mi occupo di redazione, contenuti e progettazione per Enti, Associazioni ed Organizzazioni, e svolgo attività di Content Manager.