Giovanni Robertini – L’ultimo party

Se la cultura si sta davvero estinguendo, e oggi il suo mondo sembra sempre più distaccato dalla realtà, L’ultimo party, nuovo libro di Giovanni Robertini, è un ritratto ironico, graffiante e preciso della situazione del nostro Paese. Così, quando l’editore annuncia la chiusura delle attività e organizza una festa per l’occasione, propone al nostro scrittore di creare brevi racconti che possano descrivere in poche parole tutti gli invitati. Ne esce una sorta di “bestiario” della “fauna culturale”.

Tra l’artista e l’autrice televisiva non può mancare il tamarro consapevole, a cui lo stagista (che intanto ha preso atto della sua condizione), guarderà con disprezzo. Le infinite attese di cambiamento del ricercatore universitario sono le stesse di qualsiasi cameriera o barista, bellissimi contenitori pieni di niente che prenderanno a luccicare nel momento esatto in cui un intellettuale (che sia di destra, di sinistra o cool) poserà gli occhi su di lei, rendendola la protagonista per un solo istante. I personaggi che descrive Robertini, arricchiti dalle bellissime illustrazioni di Ana Kraš, prendono vita sotto i nostri occhi, e si mostrano come “vagabondi” alla ricerca della propria identità, perennemente incapaci di trovare il loro posto nel mondo e di dare del tu ai sentimenti. Così il fotografo si aggrappa a quel “non so che” in grado di rendere tutto più speciale, il Dj è in depressione e la modella è smarrita.

Chi lavora nell’industria culturale, oggi, vive nel costante pericolo di estinguersi. Conti in banca, contratti, programmi, ciò di cui ci si è nutriti finora diventa il dubbio, il pericolo, la minaccia. «Ci piace davvero ciò che stiamo facendo?», sembrano dire l’attore, il guru, l’organizzatore di eventi. Ora lo spacciatore odia i ricchi, il musicista ha smesso di imporsi moralmente di far tardi la sera e il palestrato crede di trovare la salvezza nei muscoli. Robertini conosce bene ciò di cui scrive, e sembra aprirci gli occhi sulle conseguenze di una vita spesa dietro al gusto, alle mode, alla corrente del successo senza passione, alla luce dei riflettori che, una volta spenta, fa svanire il trucco.

Al di là dell’ultima telecamera resta gente incompiuta ferma ancora a chiedersi cosa farà da grande. Chi lavora in questo mondo non potrà non trovare un po’ di se tra queste pagine, tra il grottesco e l’irriverente. Se davvero esiste un modo per difendersi da tutto questo e uscire dal tunnel in cui siamo finiti tutti, artisti e non, forse si dovrebbe cominciare da umiltà e passione, appunto. Togliere le proprie maschere ai personaggi ed essere se stessi, perché “flettersi all’inevitabile, è equilibrio”.

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diDonato Bevilacqua

Proprietario e Direttore editoriale de La Bottega di Hamlin, lettore per passione e per scelta. Dopo una Laurea in Comunicazione Multimediale e un Master in Progettazione ed Organizzazione di eventi culturali, negli ultimi anni ho collaborato con importanti società di informazione e promozione del territorio. Mi occupo di redazione, contenuti e progettazione per Enti, Associazioni ed Organizzazioni, e svolgo attività di Content Manager.