Marco Missiroli – Il buio addosso

Marco Missiroli torna in libreria con una romanzo duro e commovente, che per certi versi assume il tono di una fiaba in cui la crudeltà la fa da protagonista, assieme alla superstizione religiosa. Siamo a R., un paese del sud della Francia dove la tradizione vuole che i bambini malati nel corpo e nella mente vengano uccisi per conservare la purezza di Dio. Poline è il segno di questa imperfezione: nata zoppa, il suo destino sembra già segnato, perché ogni segno di “sfortuna” va eliminato ad ogni costo. Grazie all’amore del padre, però, Poline riesce a sopravvivere, seppur costretta a vivere rinchiusa fra quattro mura, guardando da lontano la normalità che scorre giorno dopo giorno.

La bambina cresce, l’indifferenza e la discriminazione della comunità sono il buio che l’avvolge e che scatena la sua fantasia fatta di sogni e disegni, che la terranno in vita assieme alla curiosità per il mondo esterno e l’incontro con anime affini. Diventata donna, Poline si libererà dell’odio e della paura e, custode di un segreto sconvolgente, cambierà il destino di R.

Il buio addosso non è una storia con la quale si entra in sintonia facilmente: un paese senza nome e senza tempo possono rallentare il processo di collocazione culturale e geografica nella mente di chi legge; i dialoghi tra “la zoppa” e “il matto” risultano, in alcune occasioni, troppo macchinosi, non permettendo alla scrittura di scivolare velocemente. C’è poi lo stile di Missiroli, che di colpo accelera e di colpo rallenta, a volte in maniera troppo netta ed accentuata, per lasciare il tempo di riflettere. Certo, però, che questa è una storia spietata, fatta di divisioni, contrasti e distanze. L’atmosfera leggera e profumata delle prime pagine cambia repentinamente quando ci immergiamo nella mentalità meschina della comunità religiosa che vede il diverso come un pericolo. L’autore ha la capacità di descrivere con nitidezza la parte peggiore dell’animo umano, creare personaggi senza nome, perché quel che conta è l’aspetto. La deliziosa fiaba, quindi, si trasforma subito in una vicenda che fa riflettere sull’emarginazione, sul concetto di “altro”, di “diverso”.

Della fiaba, si mantiene il finale aperto alla speranza e una sorta di morale che si materializza in quel buio che Poline riesce a vincere: una maschera creata dagli altri, dalla quale, a fatica, ci si può liberare.

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diDonato Bevilacqua

Proprietario e Direttore editoriale de La Bottega di Hamlin, lettore per passione e per scelta. Dopo una Laurea in Comunicazione Multimediale e un Master in Progettazione ed Organizzazione di eventi culturali, negli ultimi anni ho collaborato con importanti società di informazione e promozione del territorio. Mi occupo di redazione, contenuti e progettazione per Enti, Associazioni ed Organizzazioni, e svolgo attività di Content Manager.