André Bazin – Jean Renoir

«Non dovete contare su di me per presentare questo libro con pudore, discrezione e misura. André Bazin e Jean Renoir hanno avuto troppa importanza nella mia vita perché possa parlare di loro senza passione; questo Jean Renoir di André Bazin è quindi in modo del tutto naturale per me il miglior libro di cinema, scritto dal miglior critico sul miglior regista». Il lapidario giudizio qui riportato, tratto dalla presentazione del volume, si deve a François Truffaut. Un’ammirazione conclamata, quella dell’auteur/teorico della Nouvelle Vague per il celebre collega ed il critico suoi connazionali, talmente intensa da spingerlo a curare la prima edizione (1971) di questa monografia assieme a Jeanine Bazin, vedova di André. Una singolare coincidenza lega i destini dei tre, al di là del legame artistico ed umano profondissimo: il fondatore dei Cahiers du Cinéma moriva infatti il 10 novembre del 1958, esattamente quando Truffaut iniziava le riprese del capolavoro I 100 colpi, lasciando incompiuto il presente saggio.

Il testo è un viaggio nella filmografia di Jean Renoir (1894 – 1979) e non solo. Con il contributo di Godard, Rohmer, Rivette e, per l’appunto, di Truffaut (autori di alcune delle recensioni e schede tecniche che corredano l’opera), Bazin offre indirettamente uno spaccato vividissimo di una stagione culturale, quella della Nouvelle Vague francese. Lungo l’arco di dieci capitoli, che scorrono in ordine cronologico la produzione di Renoir individuandone con precisione i motivi fondamentali, lo studioso trova il tempo di esporre le proprie idee sul cinema, secondo un procedimento che mira ad unire in un unicum inscindibile teoria e critica, perché – come scrive Michele Bertolini nel suo notevole saggio introduttivo – «la riflessione dello scrittore francese nasce dal contatto diretto con quella forma di pensiero che è il cinema e si risolve nell’esperienza vissuta dello spettacolo cinematografico».

Dall’esordio (muto) de La ragazza dell’acqua (1924) sino a Le strane licenze del caporale Dupont (1962), la carriera di Renoir è costellata di capolavori: pellicole quali La grande illusione (1937), L’angelo del male (1938), La regola del gioco (1939), L’uomo del sud (1945) e La carrozza d’oro (1952), con il loro mix di naturalismo, scavo psicologico, gusto per l’azione, riflessione metalinguistica e slancio politico, hanno segnato profondamente il cinema moderno: la stessa Nouvelle Vague, in fondo, deve loro moltissimo. Un autore “classico”, eppure, al tempo stesso, fuori dalle convenzioni e dunque “anticlassico”, di cui Bazin rivaluta il “periodo americano” (1943-1946) sempre nel tentativo di ridefinire le coordinate del concetto di “realismo”.

Jean Renoir forse non è “il” libro sul cinema, ma certamente è uno dei migliori per brillantezza e arguzia, un testo fondamentale per tutti gli amanti della settima arte.

SOSTIENI LA BOTTEGA

La Bottega di Hamlin è un magazine online libero e la cui fruizione è completamente gratuita. Tuttavia se vuoi dimostrare il tuo apprezzamento, incoraggiare la redazione e aiutarla con i costi di gestione (spese per l'hosting e lo sviluppo del sito, acquisto dei libri da recensire ecc.), puoi fare una donazione, anche micro. Grazie