Friedrich Dürrenmatt – Franco Quinto. Commedia di una banca

«Cos’è rapinare una banca al paragone di fondarne una?» sosteneva Bertold Brecht. Da anni Franco Quinto e la moglie Ottilie perpetrano nella loro storica banca illegalità di ogni tipo: non solo truffe, raggiri, falsificazioni, ma anche le peggiori nefandezze, tra cui l’omicidio. La banca appartiene alla famiglia da generazioni e per Franco Quinto e la moglie sono in arrivo tempi duri: la loro attività, infatti, è sull’orlo del fallimento a causa della pessima gestione degli ultimi anni. Arrendersi è fuori discussione, è necessario salvare la banca, i profitti, e per farlo i due coniugi sono disposti a tutto, fra cui uccidere il loro migliore amico e far prostituire una loro impiegata.

Franco Quinto è un uomo senza scrupoli, una specie di Gordon Gekko a teatro, disposto a tutto pur di arricchirsi, ma privo di quella ‘fame’ e di quell’intraprendenza che animava il protagonista dei film di Oliver Stone. L’aspetto che Dürrenmatt sottolinea nel personaggio è la sua assoluta incapacità di fare scelte oneste, spezzando così l’antica tradizione criminale dei padri (invece, l’amico Böckmann, morente, afferma «non esiste eredità che non si possa rifiutare, non esiste delitto che si sia costretti a compiere»).

Mondi che crollano, vite che si spezzano. È così per Romolo (Romolo il grande, Marcos y Marcos 2011), che assiste impotente alla disfatta dell’impero, ed è così per Franco, avido, ma poco astuto e inetto nell’imporre la propria autorità. È la sua debolezza la causa del fallimento umano e professionale: verrà raggirato e, a truffarlo, saranno proprio due persone a lui molto vicine e insospettabili. Il tutto prende forma nel mondo di Dürrenmatt, «in cui l’uomo vive in una sorta di grottesco labirinto» nel quale si perde, incapace di trovare una via di fuga, alle volte rimanendo addirittura immobile, definitivamente umiliato e sconfitto.

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