Giovanni Greco – Malacrianza

Se dico Malacrianza voi a cosa pensate? La prima parola che mi è venuta in mente è stata Malarazza, il titolo dell’antologia horror di Samuel Marolla, che porto nel cuore più per la copertina che per i racconti, poi mi è venuto in mente Acqua Storta, un romanzo di camorristi gay scritto da Luigi Carrino per Meridiano Zero. Una volta finito il dizionario delle parole composte ho deciso di prendere Malacrianza e di leggerlo.

Il libro è uscito per Nutrimenti, la stessa casa editrice che aveva pubblicato Zoo col semaforo, un romanzo fatto di piccoli racconti che componevano un’onda narrativa avvincente.

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La trama

E Malacrianza è un po’ così: è scritto bene, è poetico. Parla di bambini, anche se non è del tutto corretto, visto che è come se fossero loro, i bambini, a parlare. Il punto di vista infantile domina le storie: e quando sei piccolo ogni evento si affretta ad assumere significati tremendamente imbarazzanti, oppure scivola via, come se niente fosse. Malacrianza è, soprattutto, anche impietoso: quando lo leggete, piuttosto che storie di bambini, vi sembra di assistere alle vicende di un branco di cuccioli abbandonati sotto la pioggia che aspettano il giorno in cui gli esseri umani vanno a buttare la spazzatura per frugare tramezzini morsicati dentro i sacchetti neri, accogliendo botte di adulti terribili come le coccole di una mamma molto dolce.

Si tratta dell’infanzia più sfortunata del Nord Est brasiliano, “as crianças” (in portoghese vuol dire “i bambini”) che Giovanni Greco ha incontrato durante il suo peregrinare intorno al mondo. Un lunghissimo viaggio che l’ha portato, infine, a soggiornare nel Nord Est del Brasile. Ma la parola “creanza” ha pure il significato di educazione, lo sa ancora meglio chi ha vissuto nel leggendario Sud Italia, dove questo termine è in uso.

Malacrianza – La recensione

Eppure, più penso a Malacrianza e più mi viene in mente il sorriso obliquo di Giovanni Greco, da finto uomo di mondo, le sue labbra sottili che si increspano nella più odiosa soddisfazione quando dice: «Perché io sono stato nel Nord Est del Brasile». Il fatto è che potrebbe essere stato su Marte a insegnare “sasso rete forbici” ai figli di E.T., ma, contro una scrittura senza dubbio interessante, va a infrangersi con la forza di un calcio in bocca la noia del libro intero. Una pena capitale del futuro potrebbe essere semplicemente Giovanni Greco che legge Malacrianza ad alta voce, attraverso un megafono. Adesso è un po’ tardi per fare pronostici, ma quando me l’hanno inviato, Malacrianza, era ancora tra i dodici finalisti del Premio Strega. Poi è uscito dalla rosa, ma questo è solo un appunto. A voi non resta che leggere il libro per saperne di più, e scoprire se questa recensione è il frutto marcio di un lettore vittima della metatestualità, oppure si tratta proprio di tutta la verità, nient’altro che la verità, lo giuro. Di sicuro, però, la copertina è bellissima.

copertina
Autore
Giovanni Greco
Casa editrice
Nutrimenti
Anno
2011
Genere
Narrativa
Formato
Brossura
Pagine
267
ISBN
9788865941102
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