Blood Orange – Coastal Grooves

Irrequieto Dev Hynes. Non gli bastava esser stato acclamato, all’indomani dell’uscita di “Falling Off the Lavender Bridge” (pubblicato nel 2008 con il monicker Lightspeed Champion), come uno dei più interessanti esponenti della scena alt-pop, no. E neppure, evidentemente, deve aver trovato soddisfacente la riconferma ad alti livelli con il sophomore “Life is Sweet! Nice to Meet You” (2010). Del resto, non dimentichiamo che il nostro ha avviato la propria carriera solista dopo lo scioglimento dei Test Icicles, band dedita ad un bizzarro incrocio di post-punk, metal e noise. Dunque cambiare pelle per Hynes non è propriamente una novità. Ed ora, di nuovo, il bisogno di sperimentare, di battere nuove strade, l’ha portato ad una virata assai intrigante. “Coastal Grooves”, primo full-lenght pubblicato a nome Blood Orange, è infatti un tributo alla new-wave anni ’80, con inflessioni dub e funk. Dunque niente più frullati indie-folk a base di Bright Eyes, Okkervil River e Patrick Wolf. Stavolta i riferimenti principali sono Duran Duran, China Crisis, il David Bowie d’inizio anni ’80 (quello di China Girl, per intenderci) e Prince.

Il risultato, per chi aveva amato pezzi come Galaxy of the Lost, Midnight Surprise, Everyone I Know Is Listening to Crunk, Dead Head Blues, Marlene, There’s Nothing Underwater o Smooth Day (At the Library), potrà essere spiazzante: alle raffinate trame intessute principalmente da chitarre elettriche, acustiche ed archi e vivacizzate da un’imprevedibilità armonico-melodica mai fine a se stessa, si sostituiscono pattern ritmici ipnotici, bassi profondi, synth tenui, tastierine frenetiche, il tutto declinato all’insegna di un mood oscuro, ben lontano dalla malinconica ariosità del passato.

È insomma un Hynes nuovo quello che si presenta ai nostri occhi (alle nostre orecchie). Le cadenze marcate della suadente Sutphin Boulevard, impreziosita da un contrappunto orientaleggiante di keyboard, sarebbero state impensabili qualche anno fa. Stessa cosa per le bizzarre ibridazioni tra electro-pop e soundtrack western di I’m Sorry We Lied (beat frenetici e chitarre à la Calexico) e Complete Failure (che vivacizza il solito tappeto sintetico con vocals corali e twang morriconiani). Così come nessuno, probabilmente, si sarebbe aspettato l’omaggio esplicito a Prince di Champagne Coast, con il cantato febbrile controbilanciato da sintetizzatori appena abbozzati e da una trama percussiva, al solito, minimalista.

Can We Go Inside Now?, dal canto suo, mescola atmosfere desertiche (di nuovo la premiata ditta BurnsConvertino) e tipiche inflessioni da china-pop (una delle costanti dell’LP), mentre S’Cooled non ha problemi nel mettere in scena una pièce disco-dub condita da tribalismi e coloriture esotizzanti della chitarra, che si districa tra armonici e strumming in levare con innata grazia, contrariamente a quanto accade nel delicato pop elettronico di Forget It (insolita crasi tra The Whitest Boy Alive e ancora Prince), in cui, invece, s’impone all’attenzione dell’ascoltatore con un solo veemente e distorto, di stampo hard. Che l’atmosfera complessiva non sia delle più vivaci ce lo conferma Instantly Black (The Goodness), la più “dark” del lotto. Del resto, neanche la disco-funk di The Complete Knock è esattamente la quintessenza della spensieratezza. A completare lo spettro di riferimenti, la languida ed ipnotica Are You Sure You’re Really Busy?, che sfodera persino un fraseggio bluesy di sei corde.

Il tentativo alla base di “Coastal Grooves” è indubbiamente intrigante: giocare con certo edonismo wave anni ’80 prosciugandolo dagli eccessi “paninari” (leggi: tamarri) e contaminandolo con altri riferimenti. L’album, tuttavia, stenta a decollare: la scrittura di Haynes per la prima volta denuncia una certa stanchezza, riuscendo solo occasionalmente ad elevare le partiture al disopra del grazioso omaggio. Di conseguenza, il risultato è un lavoro che, sebbene non del tutto disprezzabile, suona un po’ datato, e segna un mezzo passo falso nella carriera di quello che rimane comunque uno dei più intriganti songwriter in circolazione.

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