William Wilson – Just for you, not for all

William Wilson è una creatura composita, frutto di differenti amori, musicali e non: Edgar Allan Poe (il nome deriva da un suo racconto), William Corso, Boris Vian, Tim Buckley e Piano Magic rappresentano, infatti, i paletti che circoscrivono il microcosmo sonoro del misterioso songwriter siracusano. Un mondo sonoro e poetico che, come talvolta accade in questi casi, tanto chiuso non è: la varietà di spunti e la bizzarria di certi accostamenti, infatti, generano suggestioni inedite e intriganti.

Just for you, not for all, recita il titolo del disco, “solo per te, non per tutti”, e sembra quasi un’esclusiva. E un po’ è vero, in effetti. Sarà per gli arrangiamenti minimali, improntati ad un mix di chitarre acustiche, voci, piano e tastiere, o per la disperata veemenza delle vocals, fatto sta che l’LP suona come un sincero tentativo di instaurare un dialogo diretto tra autore e ascoltatore. Nonostante il piglio oscuro e solenne, infatti, queste dieci vignette folk in bilico fra tradizione (gli chansonnier, la psichedelia anni ’60) e modernità (il grunge) brillano di una disarmante sincerità. L’approccio letterato (i testi, fatta eccezione per due inediti e due cover, sono usciti dalla penna di Corso e Vian) in questo caso non si configura come sterile esercizio intellettuale, ma al contrario è veicolo d’espressione di genuine asgosce esistenziali.

Non c’è davvero nulla fuori posto in questo lavoro del siciliano. Poco importa che si salti dalle cadenze blues di The wreck of the nordling alla sconsolata decadenza di J´Aimerais/Tout à été dit cent fois, dalle ossessioni metronomiche della darkeggiante Je veux une vie en forme d’arete allo strumming frizzante di Pourquoi que je vis, dal salmo solenne di Y a du soleil dans la rue alla più leggera Red iron man (uno degli inediti, assieme a Wonderful nightmare): tutto suona ben amalgamato. Ed anche quando arrivano le cover (Incurable di Glen Johnson e Song to the siren di Buckley), il risultato è notevole.

Just for you, not for all è dunque un album sorprendente, che getta una luce su un talento prezioso del panorama musicale nostrano.

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