Neil Young – Le noise

Solo uno come Neil Young, alla bella età di sessantacinque anni, poteva uscirsene fuori con un disco del genere. Altri, al posto suo, avrebbero optato per un più tranquillo album di ballate country-folk old-style, in linea con l’idea di una serena vecchiaia. Non Young. Dopo la pubblicazione, avvenuta l’anno scorso, del primo volume degli Archives, riferito al periodo ’63-’72, Neil ha chiamato alla sua corte un altro geniale canadese, il produttore-musicista Daniel Lanois. Ne è venuto fuori questo Le noise, lavoro tra i più complessi ed originali della produzione del rocker di Toronto.

Composto di sole otto tracce, l’album gioca su complesse stratificazioni sonore. Young intona le sue caratteristiche melodie su un tappeto in cui si incrociano sei corde elettriche (manipolate con fuzz, delay e riverbero) ed elettronica. Acide, sgranate e corpose, le partiture di Le noise stendono un ideale ponte di collegamento tra le jam visionarie e rabbiose di Tonight’s the night (1975), le spigolosità grunge-oriented di Sleeps with angels (1994) e le sperimentazioni psych-ambient di Dead man (1996). Walk with me apre il disco in maniera grandiosa, con la chitarra elettrica scurissima che disegna un riff blues-rock stonesiano e l’inimitabile voce che dà vita all’ennesima, dolente confessione in cui amore e morte vanno a braccetto («I lost some people I was travelling with me / I missed a soul in the old frendship»); l’ipnotica coda strumentale conferisce al pezzo un’aura lisergica. È questo il canovaccio su cui si muovono pezzi come Angry world, Sign of love, Someone’s gonna rescue you, Rumblin’ e Hitchhiker (in cui Young riflette sul proprio passato di tossicodipendente). In mezzo a tante chitarre brucianti e ad eco sintetiche s’affacciano anche un paio di oasi acustiche: Love and war, chiazzata di flamenco, e Peaceful Valley Boulevard, una cupa arringa folk anti-imperialista e ambientalista (un po’ una reprise ideologica di Cortez the killer e Pochaontas, se vogliamo).

Le Noise ci consegna insomma il ritratto di un artista evidentemente non ancora sazio e sempre alla ricerca di nuove strade. Un disco inquieto, magmatico, ribollente, che ha le sue radici nel passato ma lo sguardo rivolto al futuro, anche nel formato: Young, infatti, ha preparato una versione in blue-ray dell’LP e addirittura un’app per IPhone e IPad. Operazione forse superflua e un po’ schizofrenica (le caratteristiche del sound di Le noise sono tali per cui l’mp3 rischia di sminuirne la profondità e la ricchezza), ma il songwriter canadese è anche questo. Come si dice: prendere o lasciare. Noi prendiamo. E senza dubbio alcuno.

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