Chiunque, accostandosi a Seeing Eye Dog degli Helmet, lo facesse con la speranza di ritrovare nelle tracce che lo compongono un barlume del genio rabbioso che aveva fatto risplendere le perle grezze del debutto Strap it on (1990) o quelle un pizzico più lavorate di Meantime (1992), è bene che sappia sin d’ora che rimarrà seriamente deluso. Perché il tempo è una brutta bestia e non risparmia nessuno, nemmeno chi, a suon di sfuriate post-hardcore, aveva riportato in auge la scena rock della East Coast negli anni dell’esplosione del Seattle-sound.
Del resto, gli Helmet non sono più gli stessi da un pezzo ormai, in tutti i sensi. Continui cambi di line-up (della formazione originale è rimasto solo il cantante/chitarrista Page Hamilton, da sempre il leader indiscusso del combo) ed un progressivo cedimento alle leggi del mercato hanno portato la band a realizzare dischi sempre più scialbi, monocordi, vuoti. Seeing eye dog è forse il culmine di questo declino artistico, cominciato nel lontano 1997 con Aftertaste (album dopo il quale il gruppo si sciolse temporaneamente) e proseguito impietosamente con Size matters (la rentrée del 2004) e Monochrome (2007).
Che anche quest’ultimo lavoro sia un buco nell’acqua lo si capisce subito. L’opener, So long, reca infatti con sé il tanfo fastidioso del manierismo, dell’artificiosità. Peggio fanno In person, White city e Welcome to Algiers, che, al di là delle chitarre più o meno truci, si sciolgono presto in pallide imitazioni dei Foo Fighters. La confusione aumenta con Morphing, soundscape ambientale a base di elettronica ed archi (ad essere plagiati qui sono i Sigur Rós) e con la terribile cover dei Beatles And your birds can sing. Si salvano forse Miserable e She’s lost e soprattutto la groovy e psichedelica A water, ma non basta.
Questo settimo disco di studio di Hamilton ci consegna una band stanca, priva di idee e soprattutto di voglia, alle prese con un’ormai inarrestabile deriva commerciale. Stando così le cose, forse per Hamilton sarebbe meglio chiudere il capitolo Helmet e cominciarne uno nuovo.