La casa editrice Quodlibet riporta in libreria il volume Scottature, di Dolores Prato. Il libro esce in questa nuova versione con un testo e a cura di Elena Frontaloni.
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«Tolsi la rosa e stavo per gualcirla tra le mani, per distruggerla, più che per nasconderla, ma la vidi.
Era così perfetta, così rossa e chiedeva solo la carezza dello sguardo, paventando il tocco delle dita. Dove i petali sono più stretti pareva che le battesse il cuore, e intanto buttava fuori il suo respiro profumato. Era una creatura che mi guardava, mostrandomi la sua bellezza senza pudore. Mi vergognai di lei, così aperta e così rossa, ma non potei sciuparla, stringendola nel pugno.»
Scottature – Dolores Prato
Scottature è la storia dell’uscita nel «mondo» di una ragazza cresciuta in convento. Tutti si aspettano qualcosa da lei: che attraversi l’oceano per sposare un bravo giovane, che tema Dio, che mostri buon senso, che preghi in maniera vistosa, che, disperata di trovare un posto nel «mondo», si faccia suora.
La ragazza delude ogni singola aspettativa. Compie sì un viaggio, ma per diventare studentessa universitaria; ha più dimestichezza con Dio che con le sue creature e dunque non lo teme; preferisce sempre la logica al buon senso e la gratuità al debito che attiva un apparente beneficio; forse prega e senz’altro prova riconoscenza, ma non lo dà a vedere. Tra ustioni e accartocciamenti, riesce così a diventare donna a modo suo, senza sposarsi né con Dio né con un uomo.
Il racconto condensa i tratti indocili della prosa di Dolores Prato: la rapidità imprevedibile del dettato, la vividezza linguistica in studiato accordo con l’oralità, il rifiuto di lirismi e frammentismi d’accatto, uno humour malinconico e spaesato, l’autobiografia come spazio e non come genere della propria scrittura.
Giorgio Zampa segnalò che Scottature «fu notato e premiato nel 1965 da una commissione di integerrimi: unica schiarita nel cielo buffo di una scrittrice senza storia». Nascosta, complicata e marginale una storia però c’è stata. E qui si prova a ricostruirla, proponendo il testo in una nuova edizione controllata sulle carte, con un’appendice di documenti inediti che ne raccontano le vicende compositive ed editoriali.
L’autrice
Dolores Prato nasce a Roma il 10 aprile 1892 da padre ignoto e da Maria Prato, all’epoca già vedova. Dal 1895 è a Treia, affidata allo zio prete Zizì, di lì a poco migrante a Buenos Aires, e alla zia nubile Paolina. Istruita nelle scuole comunali del paese, è in seguito educanda presso il collegio annesso al monastero di Santa Chiara, sempre a Treia. Nel 1912 si trasferisce a Roma, dove frequenta la facoltà di Magistero. Dopo la laurea nel 1918 insegna a Milano, in Toscana, nelle Marche; qui viene sollevata dal ruolo per la sua avversione al regime fascista. A partire dagli anni Trenta vive stabilmente nella Capitale e si occupa in questo tempo di una ragazza amica, afflitta da gravi problemi psichici.
Finita la guerra è reintegrata come insegnante e collabora con alcune testate, soprattutto «Paese Sera», con articoli su Roma antica e moderna. Partecipa a concorsi letterari e giornalistici, vincendo per esempio nel 1965 lo «Stradanova» di Venezia con Scottature. Nel 1980 pubblica per Einaudi Giù la piazza non c’è nessuno, dedicato all’infanzia trascorsa a Treia, in una versione tagliata e ricomposta da Natalia Ginzburg. Mentre pensa a come dare alle stampe la versione integrale del libro, avvia la composizione del lavoro sull’educandato, interrotta da problemi di salute nel maggio del 1982. Muore ad Anzio presso una clinica a lunga degenza il 13 luglio 1983. Di Dolores Prato Quodlibet ha pubblicato Scottature (1996), Giù la piazza non c’è nessuno (versione integrale, 2009), Sogni (2010), Roma, non altro (2022).
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