Dirty Difficult Dangerous

Dirty Difficult Dangerous: Un film di Wissam Charaf

Arriva al cinema il film “Dirty Difficult Dangerous” di Wissam Charaf, nelle sale italiane dal 1 novembre grazie a Intramovies, con la collaborazione di Cineclub Internazionale.

Secondo lungometraggio del regista franco-libanese Wissam Charaf, è stato presentato alla 79. Mostra del Cinema di Venezia come film d’apertura delle Giornate degli Autori, dove ha vinto il Premio Label Europa Cinemas come Miglior Film Europeo.

Dirty Difficult Dangerous – La trama

Dirty Difficult DangerousAmbientato a Beirut e al confine tra Libano e Siria, il film segue l’intensa relazione tra una ragazza etiope e un profugo siriano: una storia d’amore raccontata con un tocco leggero e dai toni fiabeschi. Sullo sfondo, la guerra, i rifugiati, il traffico di esseri umani, tematiche che però lasciano spazio a un autentco e forte senso di speranza che nasce dal coraggio.

Beirut. Libano. Oggi. Ahmed, un rifugiato siriano, e Mehdia, un’immigrata etiope che lavora come domestica, vivono un amore clandestino fatto di baci furtivi nelle strade di Beirut. Mentre Mehdia cerca di svincolarsi dai suoi datori di lavoro, Ahmed, affetto da una misteriosa malattia, si guadagna da vivere vendendo metalli di riciclo.

La loro storia apparentemente non ha futuro, ma non hanno nulla da perdere. Decidono così di fuggire alla disperata ricerca di una vita migliore. Nel frattempo, le condizioni di Ahmed cominciano a peggiorare.

Le parole del regista

«Ho voluto raccontare l’incontro di due angeli caduti, Ahmed e Mehdia, due emarginati costretti ad affrontare quotidianamente pericoli e discriminazioni razziali – ha dichiarato il regista Wissam Charaf – Un melodramma in cui crudeltà, commedia e tenerezza si intrecciano, offrendo una visione intima della società libanese odierna, descrivendo la tragedia di tre popolazioni attraverso un solo paese: il razzismo verso i lavoratori domestici, la miseria dei rifugiati siriani e la decadenza morale dei cittadini libanesi che li sfruttano.

Anche se ispirato a una realtà crudele, ho preferito che il mio film proponesse una realtà rivisitata e un punto di vista differente su miseria e pathos».

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