La casa editrice Raffaello Cortina Editore ha portato recentemente in libreria Salvador Luria. Un biologo italiano nell’America della Guerra Fredda, di Rena Selya.
Salvador Luria è stato una figura fondamentale per lo sviluppo delle scienze della vita del XX secolo: i suoi lavori sui batteri hanno gettato le basi per la nascita della genetica batterica e della virologia come discipline indipendenti.
Slvador Luria – Rena Selya
Luria, che ha vinto il premio Nobel per la medicina nel 1969, è l’unico scienziato ad aver frequentato, rappresentandone in qualche modo una sintesi, le due “scuole” italiane: quella biomedica diretta da Giuseppe Levi a Torino e quella di fisica atomica fondata da Enrico Fermi a Roma.
Costretto a lasciare l’Italia nel 1938 a seguito delle leggi razziali, Luria si trasferisce prima a Parigi e poi, con una fuga rocambolesca, negli Stati Uniti, dove rimodella il nostro modo di pensare alla biologia. Antifascista e pacifista convinto, protesta contro le armi nucleari e la guerra del Vietnam, scontrandosi in più di un’occasione con il clima di censura e repressione del maccartismo.
Fare scienza, sosteneva, vuol dire contribuire allo sviluppo culturale, politico e morale dell’umanità: “Gli scienziati hanno, come chiunque altro, le loro opinioni e preferenze, nel lavoro così come nella vita. Tali preferenze non devono influire sull’interpretazione dei dati, ma hanno una decisa importanza nella scelta del modo di accostarsi a un problema”.
L’autrice
Rena Selya, storica e archivista, si occupa di storia della scienza e della medicina. Attualmente lavora presso l’archivio del Cedars-Sinai Medical Center a Los Angeles.