Si intitola Kully, figlia di tutti i Paesi ed è il volume di Irmgard Keun portato in libreria da L’orma editore. Il libro esce con la traduzione di Stefania De Lucia.
In Kully, figlia di tutti i Paesi Irmgard Keun sublima le peripezie del proprio stesso esilio dando voce a una ragazzina curiosa e irriverente, per raccontare con incantevole candore le storture di un mondo che si rovina con le sue stesse mani.
Irmgard Keun – Kully, figlia di tutti i Paesi
Kully ha dieci anni ed è una giramondo. Scorrazza in esilio per la disastrata Europa degli anni Trenta appresso al padre, uno scrittore tedesco censurato dai nazisti, e alla madre, una donna stanca di fare e disfare valigie che rincorre un’impossibile quiete tra hall e camere d’albergo sempre nuove.
Di treno in treno, di frontiera in frontiera, Kully rimbalza tra Amsterdam e Parigi, Praga e Leopoli, Nizza e Ostenda prima di attraversare l’Atlantico e trovarsi sugli sterminati stradoni d’America.
A scuola non va da tempo, ma viaggiando ha imparato che «le automobili sono più pericolose dei leoni» e che gli adulti, «se vogliono stare allegri», devono ingegnarsi a racimolare un po’ di denaro.
Così succede che il padre spendaccione e sempre in bolletta la lasci in pegno al ristorante ed esca a cercare i soldi per il conto, mentre lei ipotizza addirittura di tagliarsi i capelli per venderli a un signore che non ne ha quasi più. Tra fracassamenti di bicchieri e fughe solitarie per le metropoli, questa bambina cosmopolita capisce tutto a modo suo, facendo emergere, pur senza volerlo, il comico anche nel tragico.
L’autrice
Irmgard Keun (1905-1982) è stata una delle scrittrici più originali del suo tempo ed è al centro ormai da anni di una riscoperta da parte di critica e pubblico. Compagna di Joseph Roth, fu spinta alla scrittura da Alfred Döblin che ne ammirava la vivace intelligenza e l’umorismo fulminante. È autrice di sceneggiature, reportage e una dozzina di romanzi in cui ha raccontato le contraddizioni della società europea prima e durante la Seconda guerra mondiale, concentrandosi in particolare sulla condizione della donna. Le sue opere furono proibite dai nazisti; per tutta risposta l’autrice fece causa allo Stato per danni. All’inizio degli anni Trenta, i suoi Gilgi, una di noi (1931) e Doris, la ragazza misto seta (1932) trasformarono Keun in un caso letterario e la resero una celebrità internazionale. In esilio dopo la censura subita scrisse Una bambina da non frequentare (1936), Dopo mezzanotte (1937) e Kully, figlia di tutti i Paesi (1938).