“Per nessuna ragione”, romanzo d’esordio di Francesca Bugiolacchi

È da poco uscito per affinità elettive il romanzo d’esordio di Francesca Bugiolacchi, “Per nessuna ragione”. Titolo sobrio e di sicuro effetto, come la scrittura di questa autrice marchigiana, che ambienta il suo libro a Castelfidardo, città in provincia di Ancona.

SCOPRI IL NOSTRO SHOP ONLINE CON TANTI PRODOTTI A TEMA LETTERARIO

La trama – Una saga familiare

Se amate le storie di famiglia e il romanzo storico, vi invitiamo a perdervi tra le pagine di questo bel libro: pochi personaggi (a cui vi affezionerete) narrano in prima persona la storia della loro famiglia, che si intreccia con la Storia d’Italia dagli anni ‘30 del Novecento fino ai giorni nostri.

Il Prologo, brevissimo, è quasi nel presente. Il libro si apre in medias res, come una scena di teatro dialettale: una sera di Natale, la famiglia riunita in salotto attorno al tavolo per la tombola, una narratrice che si incontrerà di nuovo solo alla fine del libro. E poi via, ci si ritrova nel 1936, con la tombola del venerdì pomeriggio.

Tre dei personaggi li vediamo già prima di aprire il libro: la foto che si staglia sulla copertina color carta da zucchero ritrae proprio le tre sorelle Bruna, Floriana (Foffa) e Germana (Nana). Bellissime, giovani, con destini completamente diversi. A raccontare la loro storia, e quella della loro famiglia, è Mariuccia, la madre. Il testimone della narrazione passerà poi ad Armando, suo genero, e infine a sua nipote Manola.

Tutto ruota attorno alla bottega di generi alimentari (ma anche merceria, casalinghi, cartoleria, drogheria) di Linda e Rasemì, suoceri di Mariuccia e proprietari del piccolo negozio inglobato nella loro casa a tre piani, «un labirinto di scale, scalette e botole che avrebbe fatto drizzare i capelli anche al più esperto dei ladri».

La bottega “da Linda”, pur senza insegna visibile, è un punto di riferimento per il paese e, come quest’ultimo, cambierà nei decenni, talvolta soffrendo per via della seconda guerra mondiale, altre volte ammodernandosi secondo le più recenti mode e tecniche di vendita provenienti dall’America, fino all’epoca dei primi supermercati.

Immancabili, ovviamente, anche i riferimenti a mantici e fabbriche di armonici, essendo Castelfidardo la patria della fisarmonica. A tal proposito, affiorano qua e là accenni alla musica, elemento che attraversa il tempo come fattore di svago o di propaganda o di divertimento nazional-popolare. Troviamo infatti il clarinetto, strumento suonato da Rasemì e legato a una particolare storia; il grammofono e Carioca, è la danza dell’oca di Rodolfo De Angelis; la canzone Lili Marleen, cantata nel romanzo da un soldato polacco, e l’inno fascista Bimbe d’Italia! di Giuseppe Blanc, prolifico compositore di canzoni e inni fascisti quali Giovinezza; infine, il Musichiere in tv, con Totò e Malafemmena.

Per nessuna ragione – La recensione: L’amara dolcezza dei ricordi

«I ricordi sono fatti della stessa materia della mente umana, labili ed effimeri», afferma Armando, aspirante aviatore, in realtà viaggiatore e venditore.

Fra le pagine i ricordi affiorano e si mescolano, creando un trama di fili che si intrecciano con considerazioni profonde, descrizioni di eventi che sarebbero potuti andare diversamente, amare consapevolezze. La lingua dei dialoghi è spesso quella dialettale: i battibecchi sono fluidi, i vivaci botta e risposta conferiscono realismo alle scene narrate.

Protagonista assoluto è il tempo. Il tempo scandito da un grande orologio oppure il tempo ciclico delle stagioni, del Natale che ritorna, delle estati trascorse nella casa al mare a Marcelli. Ma anche il tempo che scorre inesorabile, sebbene alcuni aspirino all’eternità, come ricorda Armando: «la realtà si stagliava davanti ai miei occhi nelle sembianze di un vecchio fienile, austero nel suo semi-abbandono. Era rimasto lì, accanto alla casa, a ricordarmi che il tempo era trascorso davvero e che qualsiasi garanzia di eterno era vana».

La ricerca storica svolta da Francesca Bugiolacchi restituisce, per quasi metà libro, voce e dignità alle persone che hanno vissuto la seconda guerra mondiale in un paesino marchigiano: è una delle tante piccole realtà italiane, anche se non mancano gli accenni alla situazione in grandi città come Roma o alla vita delle famiglie contadine, in questo caso del nord.

Di madre in figlia, fino alla nipote

Il personaggio che più fa da collante in tutti questi decenni è Mariuccia: lei tiene le redini della famiglia e poi della bottega, sempre lei chiede che alle tre figlie venga garantita una vita migliore della sua. Spesso Mariuccia rimarca il senso di colpa e la frustrazione che la attanagliano, lei che avrebbe potuto diventare maestra ma che aveva preferito sposarsi e aiutare a gestire la bottega dei suoceri. Lei che sogna la fuga, ogni tanto, immaginandosi trasportata «dal soffio del vento dentro un fitto bosco dove i folletti vivevano in case scavate nei tronchi e le fate giocavano alle scunnere rintanandosi dietro le cascate», in un paesaggio magico alla Canne al vento che, non a caso, viene citato da Foffa tra le sue letture. Accenni alla magia ricorrono fra le pagine, come quelli al gioco e all’essere bambini. Curiosamente, ma forse non troppo, Mariuccia e sua figlia Nana hanno in comune più di quanto sembri: entrambe restano bambine, in modi diversi, entrambe amano il gioco e quel richiamo alla magia, giusto accennato per la madre, si ritrova esplicitato nella figlia, definita da Manola fattucchiera, befana, cartomante, donna che altera la realtà e nega l’evidenza, prestigiatrice.

D’altra parte, però, Nana afferma che «le caramelle le hanno inventate per i bambini, non per i grandi» ma che in futuro le avrebbero inventate anche per loro. E Mariuccia chiosa: «Chissà, magari Nana aveva ragione. Magari tra vent’anni avrebbero inventato le caramelle per i grandi. Caramelle speciali che, invece di zuccherarci il palato, ci avrebbero addolcito l’esistenza».

Come si intuisce, Francesca Bugiolacchi narra la storia vera della sua famiglia, compiendo una ricerca meticolosa delle fonti storiche e restituendo veridicità e carattere alle voci. L’autrice si attiene il più possibile alle figure reali cui si ispirano i personaggi. Il lavoro di scavo nelle vite altrui, come si può forse facilmente immaginare, porta anche chi scrive a riflettere sulla sua storia e a guardarsi allo specchio. La ri-narrazione della storia di Linda e Rasemì, di Mariuccia e Otello fino alle figlie e alle nipoti diventa così un gioco che coinvolge anche la figlia di Nana, Manola: è il grande gioco della Storia, che continua di generazione in generazione.

copertina
Autore
Francesca Bugiolacchi
Casa editrice
Affinità elettive
Anno
2022
Genere
Narrativa
Formato
Brossura
Pagine
305
ISBN
9788873266006
SOSTIENI LA BOTTEGA

La Bottega di Hamlin è un magazine online libero e la cui fruizione è completamente gratuita. Tuttavia se vuoi dimostrare il tuo apprezzamento, incoraggiare la redazione e aiutarla con i costi di gestione (spese per l'hosting e lo sviluppo del sito, acquisto dei libri da recensire ecc.), puoi fare una donazione, anche micro. Grazie

diMarta Lilliù

Sono nata ad Ancona nel 1985 e sono cresciuta ad Osimo. Sono laureata in Lettere (Università degli Studi di Macerata) con una tesi in Storia Moderna sulle Suppliche del XVIII sec. dell’Archivio Storico di Osimo. Sono diplomata in Pianoforte e in Clavicembalo (Conservatorio “G.Rossini” di Pesaro).
Dal 2012 abito e lavoro in Liguria, dove ho approfondito l’ambito della didattica musicale (abilitandomi all’insegnamento del Pianoforte presso il Conservatorio “N.Paganini” di Genova) e della didattica speciale, cioè rivolta al Sostegno didattico ad alunni con disabilità (Università degli Studi di Genova). Ho vissuto a Chiavari e Genova. Attualmente vivo a Sestri Levante, dove annualmente si svolgono il Riviera International Film Festival e il Festival Andersen.
Sono docente di Pianoforte a tempo indeterminato a Levanto, Monterosso e Deiva Marina.
Abbandono talvolta la Liguria per muovermi tra le Marche e Londra, città in cui ricopro ufficialmente il ruolo di...zia!