"La mirabile visione" di Luigi Sapelli è stato restaurato

La mirabile visione di Luigi Sapelli (il cui nome d’arte era Caramba), film muto del ’21, è stato restaurato. Divisa in due parti, l’opera considera la vita di Dante Alighieri e, per l’epoca, si trattò di un vero e proprio kolossal, realizzato per il VI centenario della morte del poeta. La prima parte si compone di cinque episodi (La selva oscura, La crudeltà che fuor mi serra, Il veltro, Lo pane altrui e L’ultimo rifugio), la seconda di tre (Amor mi mosse. Fiorenza. Rappresentazione della vita nova; Anime crudeli. Pisa. La tragedia dell’Odio. Il conte Ugolino; Anime affannate, Ravenna. La tragedia dell’amore. Paolo e Francesca).
Del film esistono due versioni incomplete: una era conservata negli archivi della Cineteca nazionale, l’altra in Francia. Le due copie erano complementari e, unite, hanno dato il film finale: la versione italiana ricostruita comprende la traduzione delle didascalie della versione francese, e i raccordi e le integrazioni testuali necessari per una migliore comprensione. Il restauro è avvenuto grazie a Csc-Cineteca nazionale e al Cnc-Archives Francaises du Cinema di Parigi.
Il film verrà presentato in anteprima al cinema Arsenale di Pisa sabato 28 maggio, in occasione degli eventi del progetto Dante Posticipato, ideato dal Prof. Marco Santagata e sostenuto dal Comune di Pisa: l’appuntamento è per le 18.30, l’ingresso è libero. La pellicola sarà introdotta da Augusto Sainati, con l’accompagnamento musicale live di Andrea Pellegrini e Francesco Pellegrini. Leggiamo sul sito del cinema:

Luigi Sapelli, il regista, è anche sceneggiatore e costumista del film. Realizzata con l’impiego di grandi finanziamenti e pubblicizzata su diversi giornali e sulla stampa di settore, la pellicola uscì presto di programmazione e circuito nelle sale parrocchiali, con titoli diversi. Solo dopo che il Regime Fascista lo giudicò «strumento di alta propaganda spirituale e nazionale», La mirabile visione rientrò, nella seconda metà degli anni ‘20, nei circuiti cinematografici tradizionali, ricevendo attenzioni dalla stampa e recensioni lusinghiere come quella dello storico Gioacchino Volpe: «Caramba ha cercato ed è riuscito a parlare cinematograficamente con “viva evidenza”; è riuscito a far vedere come vestissero gli uomini e le donne di allora, quale aspetto avessero le città del ‘300, le case, le strade, i templi, quali fossero le usanze politiche e religiose, quale vampa di feroce spirito di parte dividesse le genti della stessa città (…) E tutto questo ha fatto, cercando di attenersi il più possibile allo spirito dei pittori contemporanei di Dante o subito posteriori; Giotto, Lorenzotti, Duccio, senza soverchia stilizzazione, qual mal si sarebbe comportata ad una visione animata».

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