V.S. Naipaul – Sull’ansa del fiume

L’Africa è il cuore di tenebra del mondo, quel territorio selvaggio dove la Storia si è cristallizzata nell’età delle caverne, dove il dominio di fiumi e foreste non è stato scalzato dal progresso e ha plasmato un’umanità braccata dalla paura, perennemente in fuga da se stessa. Un continente non a misura d’uomo, di cui non si possono dare immagini troppo nitide o descrizioni troppo lineari: è piuttosto un’atmosfera, una sensazione, una condizione quasi d’ipnosi, e qualcosa che s’infonde sotto pelle e bagna d’inchiostro indelebile la pagina di chi, come Conrad nel 1899, tentò di raccontarlo o di chi come lo scrittore trinidadiano, naturalizzato britannico, Vidiadhar Surajprasad Naipaul, vincitore del premio Nobel per la letteratura del 2001, ne ha seguito le orme nel romanzo considerato il suo capolavoro, Sull’ansa del fiume.

Si tratta di un diario intimo in cui un indiano di fede musulmana, Salim, confonde esperienze realistiche con gli stati d’animo di perenne inquietudine in cui le medesime lo imprigionano: a portarlo lontano dal benessere menzognero della sua famiglia nella costa orientale dell’Africa è una vocazione oscura per la verità, il bisogno di essere nel cuore di un mutamento che egli sente irreversibile. Rileva così da un amico di famiglia un bazar in una città collocata sull’ansa di un fiume, modellata su Stanleyville/Kisangani in Congo. La vicenda di cui Salim è protagonista si svolge fra gli anni sessanta e i settanta, epoca nella quale coesistono, nello stesso luogo, i residui del colonialismo, l’ascesa di grotteschi tiranni ( nel libro si allude chiaramente a Mobuto), le sanguinose guerre fra tribù, città e Stati fantasma, i villaggi nascosti nella giungla, e il miraggio di una fuga verso un altrove incomprensibile ed ostile a Londra o in Canada.

La forza del libro tuttavia non sta nella veridicità di una testimonianza esaustiva: al contrario Naipul allude, evoca più che spiegare, e il risultato non è tanto il ritratto di un continente quanto piuttosto la coscienza di un continente. Ed è questa emersione dal profondo di un vissuto a incarnarsi in uno stile fatto di squarci e visioni che si sovrappongono però a qualcosa di profondamente reale e gli fanno da filtro, portando alla luce o lasciando nell’ombra ciò che resta nell’ombra irrisolto. Persone e luoghi appaiono e scompaiano di continuo, lasciando di sé l’impronta di identità tragicamente inconcluse: è il caso di Yvette, l’amante sfuggente, e di moltissimi altri. Tutti abitanti di un posto, ove persino il dolore diventa «illusorio».

ISBN
9788845930454
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