«C’era una volta un uomo che si chiamava Albinus, il quale viveva in Germania, a Berlino. Era ricco, rispettabile, felice; un giorno lasciò la moglie per un’amante giovane; l’amò; non ne fu riamato; e la sua vita finì nel peggiore dei modi». Così comincia Una risata nel buio di Vladimir Nabokov, da domani nelle librerie, riproposto da Adelphi (la prima edizione italiana risale agli anni Quaranta ed è di Muggiani; del ’61 è l’edizione di Mondadori).
Già da queste prime righe scorgiamo due futuri personaggi discussi e controversi (eppure profondamente amati da generazioni di lettori), nati dalla penna dello scrittore russo, naturalizzato statunitense: Humbert Humbert e, soprattutto, Lolita. Ma la protagonista femminile di Una risata nel buio non è Dolores Haze (che arriverà solo nel 1955), bensì Margot: il protagonista del libro, un critico d’arte, s’innamora di lei e lascia così la famiglia. Naturalmente, pagherà a caro prezzo, sia da un punto di vista fisico che morale, la sua scelta.
Il romanzo (di cui vi proponiamo sotto la nuova copertina Adelphi) fu pubblicato per la prima volta in russo nel ’32 e poi tradotto in inglese nel ’38 da Winifred Roy. Ne ’69, Tony Richardson realizzò la trasposizione In fondo al buio, mentre, un paio di mesi fa, vi abbiamo anticipato che molto probabilmente Gabriele Muccino realizzerà un nuovo adattamento cinematografico dell’opera.