Abel Ferrara – Fratelli

Fino alla metà degli anni ‘90, il cinema di Abel Ferrara è stato caratterizzato da un percorso tematico focalizzato sulla rappresentazione esplicita e sanguinosa della violenza tra esseri umani, senza però fare di essa oggetto di un processo di estetizzazione della violenza, come nel mondo dell’exploitation. La violenza scatenata e subita dai personaggi di Ferrara nasce invece in un contesto che la lega al concetto cristiano di Giutizia, eredità della rigida formazione cattolica dello stesso regista e del suo più importante collaboratore, lo sceneggiatore Nicholas St. John, personaggio misterioso (della sua biografia si conoscono solo le origini italiane) responsabile di aver fornito una decisa impronta religiosa ai primi lavori di Ferrara.

L’influenza di Nicholas St. John attraversa il suo cinema dagli esordi (scrive i primi cortometraggi e lo splatter Driller Killer) sino al 1996 con Fratelli, una pellicola che segna piuttosto nettamente la fine di una linea tematica ideologicamente ben definita. All’interno di questi film è evidente il tentativo di regista e sceneggiatore di interpretare in chiave cristiana l’indole violenta di alcuni individui, da un lato incalzati da un intimo senso di giustizia (che li conduce a giustificare il male che causano), dall’altro lacerati dal peso della colpa. Sono elementi che fanno pensare ai personaggi di un altro celebre regista italo-americano, Martin Scorsese: la condotta di vita dei goodfellas scorsesiani, pii e assieme spietati, fornisce un ottimo esempio di questo profondo conflitto morale.

È quindi naturale che al mondo della “devota” malavita si rivolga pure Ferrara, nel suo film Fratelli. Protagonista è una famiglia di criminali italo-americani, i Tempio, amministrata da tre fratelli. Ray (Christopher Walken) è il fratello anziano, un freddo calcolatore guidato dal cinismo e da un rigido codice morale; Chez (un grande Chris Penn premiato al festival di Venezia) è uomo nevrotico e imprevedibile, vittima di feroci scatti d’ira rivolti anche contro i parenti; il fratello più giovane è lo sfacciato Johnny (Vincent Gallo), la pecora nera dei Tempio: la sua simpatia nei confronti dei lavoratori comunisti lo porta ad allontanarsi dalla famiglia, compromettendone gli affari.

fratelli

Il funerale al quale accenna il titolo originale è proprio quello di Johnny, ucciso da ignoti. Ray e Chez sospettano che il mandante sia Gaspare Spoglia (Benicio del Toro), gangster anticomunista più volte provocato da Johnny. I due fratelli Tempio reagiscono all’uccisione accecati dalla vendetta, ignorando la richiesta delle loro mogli (interpretate dalle brave Annabella Sciorra e Isabella Rossellini) di porre fine alla carneficina. Queste donne sagge, perfettamente consapevoli dei rischi della vendetta, risaltano come le sole figure lucide all’interno di un micromondo criminale governato dall’odio e da barbari codici morali, che spingono i personaggi maschili ad agire secondo la vecchia legge del taglione senza ponderare le conseguenze, se non addirittura accettandole.

Il titolo italiano del film è meno suggestivo dell’originale (The funeral), che richiama il tono pessimistico dominante nella pellicola: a Ferrara non interessa studiare i rapporti interni alla famiglia di mafiosi o i conflitti con l’esterno, lo stile frammentato del suo film (interrotto da continui flashback) dimostra infatti un certo disinteresse nei confronti della vicenda in sé e toglie peso alle azioni, mentre lascia in primo piano i dialoghi dei personaggi, dai quali ricaviamo l’impostazione morale di questi criminali. Fratelli è un’opera costruita come una sorta di nera parabola sulla Giustizia umana, sulla sua capacità di annebbiare la ragione umana e, in caso di vendetta, di rendere legittimi i crimini più turpi. Il credente Ray accetta l’inferno e risolve la questione morale incolpando la predestinazione divina, letta in ottica negativa: «Se io faccio qualcosa di sbagliato è perché Dio non mi ha dato la grazia per fare il giusto. Se questo mondo fa schifo, è colpa sua.»

Durata
99 min. minuti
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