La locandina di Qualcuno volò sul nido del cuculo

Miloš Forman – Qualcuno volò sul nido del cuculo

Ci sono film che comunicano cose che lo spettatore non vuole sentirsi dire, che pongono gli uomini di fronte alla loro bestialità nel relazionarsi con i propri simili. Un caso emblematico a riguardo è rappresentato da Qualcuno volò sul nido del cuculo di Miloš Forman: la pellicola (vincitrice di numerosi riconoscimenti, tra cui cinque premi Oscar) riflette sull’ambiente e l’organizzazione degli ospedali psichiatrici, in tempi in cui la malattia mentale veniva ancora trattata con metodi quali l’elettroshock e, nel peggiore dei casi, con la lobotomia.

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Tratto da un romanzo di Ken Kesey (pubblicato in Italia da Rizzoli), Qualcuno volò sul nido del cuculo racconta la storia del pregiudicato Randle McMurphy, spedito dal carcere in una clinica, per verificare la veridicità o meno del suo disturbo mentale. Per tutta la sua permanenza, l’atteggiamento di McMurphy è anticonformista: l’uomo spinge anche gli altri pazienti a infrangere le regole, ad affermare la propria dignità di esseri umani e non di bestie come, al contrario, vorrebbe ridurli la rigida disciplina dell’ospedale, incarnata dalla crudele infermiera Ratched (interpretata da Louise Fletcher, la quale, in un’intervista, ammise addirittura di non essere più riuscita a rivedere il film, per quanto brutale e inumano fu il suo personaggio).

Lungometraggio di denuncia di una struttura ospedaliera in cui si respira un’aria da campo di concentramento, Qualcuno volò sul nido del cuculo venne prodotto da Michael Douglas (il padre Kirk aveva acquistato e ceduto, al figlio, appunto, i diritti cinematografici dell’opera di Kesey). Il film di Forman accusa e assegna precise responsabilità e colpe a medici, infermieri, ritratti come veri e propri aguzzini. I pazienti sono delle vittime, molti di loro isolati poiché diversi, eppure sensibili, buoni: nel gruppo spicca Billy, un ragazzo fragile e introverso che, insieme a Randle, pagherà più degli altri un sistema che trae la sua linfa vitale dalla paura collettiva per la malattia e le sue forme più imprevedibili.

 

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