Vienna, nel 1957. Max è un ex nazista delle SS: ha deciso di nascondersi nell’ombra, di notte, per sfuggire alla sua vita precedente, scelta complicata dalla presenza, nell’hotel in cui lavora, di vecchi compagni, dal passato ripulito. Max è prossimo a un processo per i suoi crimini, così, aiutato dagli ex commilitoni, allestisce un falso tribunale in modo da verificare quali potrebbero essere le sue reazioni a eventuali domande e, soprattutto, per essere certo che non esistano testimoni contro di lui.
Una sera Max incontra per caso Lucia, un’ebrea con la quale aveva instaurato una relazione sadomasochista molti anni prima, quando la ragazza era rinchiusa in un campo di prigionia. «La mia bambina»: così Max soprannomina la donna che, contro ogni logica, torna tra le braccia del suo carnefice.
Liliana Cavani firma nel ’74 la regia di un lungometraggio controverso e discusso. La vicenda ha luogo in una Vienna plumbea, perfetta collocazione di personaggi tormentati dal passato e, soprattutto, incapaci di emanciparsi da esso. Il portiere di notte è un film sulla memoria, per certi aspetti un po’ tradita: è difficile fare tesoro degli errori della Storia se degli efferati criminali non pagano per i propri sbagli, continuando a vivere come liberi cittadini.
Inoltre, da più parti è stato criticato l’amore fra una deportata e il suo aguzzino il quale, dopo averla violentata, riesce a creare con lei un vincolo indissolubile. Lo scopo della Cavani è proprio quello di presentare dei fatti oggettivi, crudi, senza filtri, dove anche i sentimenti e le arti più nobili – celebrate dal bravo ballerino nazista – sono deteriorati, infangati dal contesto in cui i protagonisti si muovono.
Quello tra Max e Lucia è un rapporto naturalmente destinato all’incomprensione, perché ha il difetto di inserirsi in una fase storica di transizione, di passaggio da vecchi a nuovi codici culturali (da qui l’incapacità di accettare tale relazione, tanto da parte degli ex colleghi di Max quanto delle generazioni successive di spettatori). È alla lentezza di queste trasformazioni che i due pagano il loro tragico dazio.