Ole Bornedal è il regista del quasi introvabile – almeno nel Belpaese, anche se esiste la versione doppiata in italiano – thriller Nattevagten, presentato a Cannes nel ’94 (Settimana internazionale della Critica) e da cui venne realizzato, a distanza di tre anni, un remake in inglese (sceneggiatura dello stesso Bornedal e di Steven Soderbergh).
Protagonista dell’originale è Nikolaj Coster-Waldau (il Jaime Lannister di Il Trono di Spade) nei panni di Martin, giovane studente danese che, per racimolare qualche soldo, accetta di lavorare come guardiano di notte in un obitorio. Martin è fidanzato con Kalinka e quello che può essere definito il suo miglior amico si chiama Jens (Kim Bodnia, un paio d’anni prima di Pusher di Winding Refn), a sua volta fidanzato con Lotte (Lotte Andersen, allora davvero compagna di Bodnia). In giro c’è un serial killer che procura a Martin un bel po’ di lavoro: una delle vittime è una prostituta di nome Joyce, che il guardiano e Jens conoscono piuttosto bene.
Seppure con qualche piccolo difetto a livello di sceneggiatura, Nattevagten presenta alcuni dettagli per cui vale la pena di recuperarlo e, perché no, pure di averlo nella propria collezione di dvd (se uno la possiede, come la sottoscritta). Per prima cosa, questo è stato l’esordio sul grande schermo sia per Waldau sia per Bodnia, che negli anni successivi ad esso sono entrati con merito nella lista degli attori danesi più talentuosi e apprezzati, in patria e all’estero. Secondo, la pellicola mescola elementi horror con una buona dose di ironia, che si alterna a passaggi piuttosto scabrosi, senza per questo ridicolizzarli o snaturarli. Terzo, fondamentale nel film è un curioso “gioco” che si instaura tra Martin e Jens, che si snoda per tutta la pellicola e viene ripreso in modo determinante in chiusura. Per saperne di più, non vi resta che la visione dell’opera.
Infine, quarto motivo per guardare Nattevagten: è il film ideale per tutti gli amanti del cinema scandinavo, in cui compaiono, più o meno celati, alcuni richiami alla cultura e alle tradizioni del popolo, in questo caso, danese. Nelle atmosfere e nel modo in cui è stato girato, Nattevagten possiede la stessa tensione e lo stesso aspetto livido di altri thriller danesi, come nel caso dei primi esperimenti cinematografici del sopra citato Winding Refn: non solo la trilogia di Pusher, ma anche piccoli gioielli incompresi come Bleeder, a lungo sottovalutato in Danimarca e addirittura ancora inedito in Italia.