Chad Stahelski, David Leitch – John Wick

John Wick è un ex sicario che ha abbandonato la malavita da cinque anni e che fatica a riprendersi dalla dolorosa morte di sua moglie. Una sera come tante alcuni malviventi irrompono in casa sua con l’intento di rubare la sua preziosa Mustang e finendo anche con l’uccidere un malcapitato cucciolo di cane. Quello che i criminali non sanno è che quel cucciolo è stato l’ultimo regalo donato dalla moglie per esortarlo a non dimenticare mai come si fa ad amare. Colpito al cuore, il leggendario killer farà calare la sua vendetta sopra tutti quelli che lo ostacoleranno nella ricerca di chi ha compiuto quel gesto, tornando ad essere la spietata macchina di morte che il mondo della criminalità una volta temeva.

 

Questa è la trama di John Wick. Ok, l’avete letta? Bene, ora dimenticatevela. E se potete, gettatela in un cestino, così come hanno fatto Chad Stahelski e David Leitch (rispettivamente regista e produttore del film, con un passato da coordinatori degli stuntman di Speed ​​racer e Hunger Games: La ragazza di fuoco). Perchè se c’è una cosa che non conta nel film con Keanu Reeves è proprio la sceneggiatura, scritta in mezzo foglio a protocollo da Derek Kolstad e che qui funge da mero pretesto. Solitamente nei revenge movie la vicenda prende le mosse da un evento drammatico come la morte di un figlio o di qualsiasi altra persona cara. Non era mai successo che il protagonista di un film decidesse di compiere la sua vendetta in seguito all’uccisione di un piccolo amico a quattro zampe. Che, intendiamoci, non è che non sia meno tragica, ma non sembra tale da giustificare cinematograficamente una vera e propria carneficina.

 

 

Quello che interessa ai due cineasti è solo e soltanto l’azione. Intesa non come semplice concatenazione di sequenze adrenaliniche e spettacolari, ma soprattutto come messa in scena di una certa estetica della violenza, che evita i moderni effetti speciali sulla scia di molto cinema proveniente da Hong Kong intorno agli anni ’90. Tutti i combattimenti, le sparatorie e gli inseguimenti, aiutati da una colonna sonora forse eccessivamente presente, sembrano infatti vere e proprie coreografie.

 

Dal canto suo Reeves, che qui si esibisce in una delle sue leggendarie interpretazioni monoespressive, viene anch’egli risucchiato all’interno di questa sorta di musical vietato ai minori (o enorme videoclip, o somma di trailer autoconclusivi) che riesce a mescolare gli intenti drammatici di Taken, il testosterone di Fast and Furious e le atmosfere notturne di Drive (insieme all’abusatissimo teal and orange). E che infine, si lascia guardare più di tanti altri film di questi tipo, per quel sapore un pò retrò che ricalca lo stile dei vecchi action di una volta e che trova in quello orientale il suo il modello di riferimento. Perchè si legge John Wick, ma si pronuncia John Woo.

 

 

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