Il 2015 è ormai alle porte e, come ogni anno, partono mille classifiche sui 12 mesi appena trascorsi. Non poteva ovviamente mancare la lista dei migliori film del 2014 e, tra le tante, spicca la top ten sul Washington Post, che vi riportiamo di seguito con le motivazioni alla base della scelta (la fonte delle traduzioni in italiano è Il Post).
1) Boyhood: Con questo commovente film sul diventare grandi, il regista e sceneggiatore Richard Linklater fa molte cose innovative allo stesso tempo: ha filmato per oltre 12 anni l’attore non professionista Ellar Coltrane, poi ha avvolto la sua vita e adolescenza reali in una storia inventata con Patricia Arquette e Ethan Hawke, Linklater e ha creato così un nuovo linguaggio cinematografico, mescolando passato e presente come accade nella vita reale. Ha fatto invecchiare i suoi attori naturalmente e con grazia sullo schermo, sfidando le abituali censure di Hollywood. E ha creato un ritratto di famiglia che cambia continuamente ma che resta anche lo stesso, che commuove e può piacere a chiunque sia mai stato un genitore, un figlio, o entrambe le cose.
2) Birdman: Il ritratto fatto da Alejandro González Iñárritu di un ex attore famoso di film d’azione (Michael Keaton) in cerca di un ultimo gesto di autenticità è un esercizio di bravura tecnica (sembra filmato tutto d’un tiro) e di bravura recitativa. Keaton interpreta in modo davvero convincente un uomo preso tra l’invecchiamento e i suoi miti più cari, ed è affiancato da un gruppo sorprendente di coprotagonisti, tra cui Emma Stone, Amy Ryan e uno stupefacente Edward Norton.
3) Citizenfour: È il documentario teso, claustrofobicamente efficace di Laura Poitras che mette gli spettatori nella camera d’hotel di Hong Kong dove l’ex impiegato di una società che collaborava con la National Security Agency, Edward Snowden, ha condiviso per la prima volta le sue conoscenze sul sistema di sorveglianza del governo. Si srotola come un thriller in tempo reale che umanizza il suo soggetto, chiarisce il suo scopo e ricorda agli spettatori cosa c’è in ballo in quelle rivelazioni.
4) Force Majeure: visivamente impressionante, narrativamente meticoloso e spesso cupamente divertente, il film del regista svedese Ruben Ostlund racconta di una coppia perfetta che cade a pezzi durante una vacanza a sciare sulle Alpi francesi. Affronta le politiche di genere, le dinamiche sessuali e il delicato equilibrio tra quel che siamo e come ci immaginiamo in modo molto più incisivo di L’amore bugiardo, di cui si è parlato più a lungo. Soprattutto è più bello da guardare, con paesaggi innevati cristallini e i corridoio ovattati degli hotel, all’altezza delle atmosfere più eleganti e suggestive del miglior Kubrick.
5) Foxcatcher: È un film angosciante, come il crimine che racconta, inquietante e irrisolto. Steve Carell soffoca la sua anima comica per interpretare John E. du Pont, che nel 1996 uccise il pugile Dave Schultz (Mark Ruffalo). Channing Tatum completa lo straordinario trio nel ruolo di Mark, il fratello di Schultz, che emerge come una tragica figura di impegno tenace e ambizione frustrata. Nonostante tutti i commenti allegorici del film sul capitalismo e l’autoinganno del sogno americano, il regista Bennett Miller permette alla storia di restare quel che è: bizzarra, sconcertante, e incredibilmente triste.
6) Under the skin: Scarlett Johansson ha recitato in due grossi film quest’anno – Captain America: The Winter Soldier e il film d’azione Lucy — ma la sua interpretazione migliore l’ha fatta per l’inquietante e criptico Under the Skin di Jonathan Glazer, dove interpreta un alieno la cui natura di predatore si trasforma da terrificante a vulnerabile. Lunatico, superbamente controllato ed estremamente bizzarro, questo film è all’altezza del titolo, e si infiltra quietamente sotto la pelle dello spettatore, dove rimane.
7) Selma: La trasposizione cinematografica fatta da Ava DuVernay di un momento cruciale del movimento dei diritti civili è un’emozionante rievocazione storica, che tra le cose più riuscite mostra Martin Luther King Jr. (David Oyelowo) come un politico astuto e percettivo, soprattutto quando deve trattare con l’altrettanto scaltro Lyndon Johnson interpretato da Tom Wilkinson. Finalmente il capitolo più importante della storia americana del XX secolo ha preso il posto d’onore nel mezzo narrativo dominante non come contesto, sfondo o strumento narrativo, ma come il soggetto stesso.
8) Edge of tomorrow: Perché diamine non siete andati a vedere questo film? Ti fa spremere le meningi con i viaggi temporali come Interstellar, è pieno di battute spiritose e azioni audaci che salvano la situazione alla maniera dei Guardiani della Galassia, e in più c’è Tom Cruise che flirta con un’eroina tosta e brillante interpretata da Emily Blunt. Diretto come stile da Doug Liman, questa avventura nuova, fresca, merita un pubblico maggiore, e anche un titolo migliore. Lo hanno pubblicizzato con lo slogan “Vivi. Muori. Ripeti”. E allora, gli darete un’altra possibilità? Vi prego.
9) Beyond the Lights: La storia romantica e assurdamente divertente di Gina Prince-Bythewood riprende tutti i modelli narrativi di La donna che inventò lo strip-tease e Guardia del corpo dandogli un’interpretazione fresca e femminista, e mettendoli nelle mani di un cast superlativo, tra cui Minnie Driver nel ruolo di una mamma-manager dallo sguardo di acciaio, Nate Parker in quello di un poliziotto bello e affidabile e la stupefacente Gugu Mbatha-Raw, che interpreta una cantante pop sul cui futuro si scontrano gli altri due. Il film è una delizia da guardare e ascoltare, ed è impreziosito dall’interpretazione sincera e fisicamente sorprendente di Mbatha-Raw.
10) Locke: Locke di Steven Knight è la quintessenza del “one-man show”: l’attore inglese Tom Hardy padroneggia lo schermo nel ruolo del protagonista, un manager di mezza età di una ditta di costruzioni che vive un capovolgimento della sua vita durante una corsa in macchina di 90 minuti da Londra a Birmingham. Hardy è un uomo che cerca disperatamente di impedire ai vari aspetti della sua vita di andare fuori controllo; lo stesso film è un esercizio audace, totalmente coinvolgente, nel raccontare una storia in tempo reale.