Una vecchia volpe come Gordon Gekko è difficile da ingannare e mai da sottovalutare. Certo, le cose si erano messe piuttosto male per lui alla fine del primo Wall Street: in questo secondo capitolo, firmato sempre da Oliver Stone, lo ritroviamo a distanza di anni, alla vigilia dell’imminente crack economico che ha colpito duramente l’economia americana (e mondiale) nel 2008. Gekko scrive un libro a riguardo e tenta di mettere tutti in guardia, ma nessuno gli crede, perché lui è vecchio, esattamente come quel telefono cellulare che gli viene restituito all’inizio del film, un rudere dei gloriosi e lontani anni Ottanta, di cui Gekko sembra essere il testimone vivente.
In Money never sleeps la vita pubblica e famigliare di Gekko finiscono per intrecciarsi, mentre quest’ultima era appena accennata nel primo film di Stone (qui un nostro speciale), incentrato più sul suo rapporto con Bud Fox, che qui torna in una piccolissima (ma rivelatrice) parte. Perché il protagonista assoluto è sempre lui, Gekko, la canna al vento che «si piega, ma non si spezza»: in Money never sleeps si comincia a parlare seriamente di insider trading, appena accennato vent’anni prima, e al posto del rampante yuppie Fox troviamo Jacob Moore, broker fidanzato con la figlia di Gekko, Winnie, la quale prova per il padre un profondo rancore.
Jacob lavora per una banca, la Keller Zabel, che, secondo i pettegolezzi, non se la sta passando troppo bene: tuttavia, Jacob prova per il proprietario, Louis Zabel, un certo affetto, considerandolo una sorta di padre putativo. Decide, così, di avere fiducia in lui, investendo del denaro nelle azioni dell’istituto. Invece, le cose sono destinate realmente a precipitare: Jacob perde i suoi soldi e il suo stesso posto di lavoro è a rischio. Zabel tenta in tutti i modi di recuperare i capitali perduti, ma inutilmente: Bretton James, a capo di una banca che potrebbe salvare la Keller Zabel, rifiuta il prestito necessario, condannando così Zebel al fallimento e costringendolo a cedere la sua attività a un prezzo stracciato. Deluso e sconfitto, Zabel si suicida e Jacob, scosso, decide di vendicarlo. Come fare? Chi può aiutarlo nell’impresa? Gordon Gekko, ovvio.
Money never sleeps è un ottimo sequel, la cui energia vitale deriva proprio dalla complessa situazione economica che il mondo si è ritrovato ad affrontare in seguito al crollo delle borse. Crollo determinato dalla stessa avidità tanto decantata da Gekko nel primo Wall Street che, come sarà lui stesso ad ammettere in seguito, vent’anni dopo è diventata legge. Quindi non più «cosa buona e giusta», ma dogma, da inseguire a tutti i costi, senza scrupoli, chiaramente a vantaggio di pochi e a spese di molti. La nuova economia americana è popolata da tanti Gordon, immorali ma senza l’acume e l’intelligenza del grande Gekko: il libero mercato promosso all’epoca di Reagan ha condotto a catastrofiche conseguenze e quella di Keller è solo la prima di altre disastrose cadute, che daranno via a un effetto domino di cui, ancora oggi, paghiamo le conseguenze.