Chi è Patrick Modiano?

Quello di Patrick Modiano è un Nobel che giunge abbastanza inaspettato. Le previsioni dei bookmaker inglesi davano per favoriti ben altri nomi, e, anche se non ci aspettavamo di certo la vittoria di Murakami o di Roth (ormai eterni candidati), pensavamo a un Nobel un po’ “politico”, magari assegnato al poeta siriano Adonis o alla giornalista e saggista bielorussa Svetlana Alexievich.

Ma chi è Patrick Modiano? In realtà, si tratta di uno scrittore piuttosto famoso in patria (la Francia) e anche all’estero, nonostante quel suo carattere un po’ schivo, sempre lontano dai riflettori. Modiano è nato nel ’45 e, dopo un’adolescenza non proprio facilissima, a soli 15 anni incontra Raymond Queneau (l’autore di Zazie dans le metro ed Esercizi di stile, giusto per citare un paio di titoli famosi). Queneau nota immediatamente le potenzialità del giovane Modiano e lo introduce in casa Gallimard, dove Queneau ha lavorato e pubblicato per buona parte della sua vita. Ed è proprio con Gallimard che Modiano, nel ’67, pubblica il suo primo libro La place de l’etoile, che gli vale il Premio Roger Nimier. In seguito, con Rue des Boutiques Obscures (la famosa via delle Botteghe oscure a Roma, dove Modiano ha vissuto per un certo periodo), lo scrittore si è aggiudicato il prestigioso premio Goncourt.

(Patrick Modiano)

Ma di cosa parlano i libri di Modiano? Principalmente ambientati nella Parigi della Seconda guerra mondiale, occupata dai nazisti, in essi è centrale la figura dell’esule, dell’ebreo, in richiamo al padre, a sua volta ebreo, perseguitato durante la guerra, ma che riuscì a sfuggire alla deportazione grazie alle sue potenti amicizie (il sospetto fu di un compromesso con il regime di Vichy): quindi una figura ambigua, che si mescola nelle opere di Modiano alla necessità di definire un’identità, alla ricerca di sé e al tema della memoria. A chi fosse venuta voglia di leggere un suo libro, vi segnaliamo, per cominciare, L’orizzonte, pubblicato nel 2012 da Einaudi, oppure Dora Bruder (Guanda), la storia di una quindicenne, che scomparare alla fine del ’41, e di cui Modiano ricostruisce la storia, fino alla tragica deportazione al campo di Auschwitz.

«Ha un coraggio inaudito, perché ha trattato anche cose amare, disperate e soprattutto molte volte non esaltanti. I suoi temi rappresentano il coraggio di andare contro la facile elencazione dei fatti andando in profondità» ha commentato Dario Fo dopo l’annuncio dell’assegnazione del Nobel (fonte La Repubblica). E ancora, in un’intervista concessa a La Repubblica nel 2010, Modiano aveva così definito il processo di scrittura: «Nel romanzo classico – che è psicologico e realistico – lo scrittore era una specie di Dio che controllava i personaggi come marionette. Oggi non è più così. I personaggi sfuggono di mano al romanziere, rivendicando la loro autonomia. Ma proprio perché sono più indipendenti, acquistano anche maggior verità. Anche per questo scrivere non è facile. È come avanzare sulle sabbie mobili. Si ha sempre l’impressione di sprofondare e di perdersi, ma poi all’ultimo momento, miracolosamente, si riesce ad andare avanti». 

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