Winding Refn: il film (su di lui) e l'opinione sul digitale

Vi avevamo già parlato dell’intervento di alcuni grandi registi di Hollywood in difesa dalla pellicola. Quentin Tarantino, Christopher Nolan, J.J. Abrams e Judd Apatow si sono decisamente schierati a favore dei metodi tradizionali, qualcuno pure esagerando un po’ (ossia Tarantino, che ha addirittura minacciato di privare la sua sala a Los Angeles, il New Beverly, del proiettore digitale).

Ma c’è anche chi, alla pellicola, preferisce di gran lunga il supporto digitale: stiamo parlando di Nicolas Winding Refn, il quale ha affermato, in un’intervista su Deadline, che Bronson è stato l’ultimo film realizzato utilizzando la pellicola. Ma attenzione, perché a differenza di Tarantino, il regista danese ha anche detto che, pur preferendolo, il digitale è comunque un’alternativa alla pellicola e che un supporto non necessariamente esclude l’esistenza dell’altro. Inoltre, Winding Refn non è assolutamente contro la tradizione del cinema, anzi: insieme ad altri registi è pure nel consultivo di un’associazione no-profit il cui scopo è quello di conservare un grosso numero di pellicole di genere, girate tra gli anni Sessanta e Ottanta (qui la nostra news a riguardo).

Insomma, la sua è una posizione di rispetto del passato e della memoria cinematografica, ma anche di fiducia nei confronti del futuro e delle nuove tecniche. Un atteggiamento equilibrato, che potrebbe servire da esempio a qualche suo illustre collega. «Combattere il digitale, o la visione su tablet e altri device, è inutile. Bisogna accogliere il cambiamento, si tratta di una meravigliosa opportunità. Stiamo vivendo gli anni più emozionanti dai tempi dell’invenzione della ruota, in termini creativi, perché la distribuzione e l’accessibilità hanno cambiato tutto. Ma una macchina da presa è sempre una macchina da presa, digitale o meno; esiste sempre un audio, e un attore rimane sempre un attore» ha concluso il cineasta.

E visto che stiamo parlando di lui, vi segnaliamo anche un documentario che Liv Corfixen, la moglie di Winding Refn, ha girato sul marito. L’argomento? I suoi successi e fallimenti. È noto, infatti, che Winding Refn è stato uno che nella sua carriera ha conosciuto picchi di popolarità, a cui sono seguiti dei veri e propri flop: dall’esordio folgorante con Pusher, ai problemi economici successivi a Bleeder; dalle lodi per Drive all’ennesima caduta con Solo Dio perdona. Quest’ultimo, in particolare, ha scatenato numerose paranoie nel regista nelle fasi di lavorazione: «Non voglio rimanere per sempre il tizio di Drive» è il timore, accompagnato dall’ansia di ripetere se stesso, di fallire, di non eguagliare la qualità del film precedente. E poi lo sconforto per le stroncature, alle volte davvero pesanti. My Life Directed by Nicolas Winding Refn è un film di 58 minuti, di seguito il trailer:

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