Carlo Verdone: «Girare un film a Roma è un inferno»

Dopo Paolo Sorrentino, che due giorni fa ha fatto sapere di essere pronto a rinunciare alla cittadinanza onoraria se non riapre il Cinema America, un altro regista se la prende con Roma: si tratta nientemeno che del romanissimo Carlo Verdone.

In un’intervista al Messaggero, Verdone afferma che il suo prossimo film non sarà girato nella Capitale. «Fare un film a Roma è un inferno», spiega il regista. Il motivo? «I costi, le lungaggini della burocrazia e anche l’esasperazione di alcuni romani che mal sopportano i set. Io li comprendo, per carità, ma quando giriamo cerchiamo sempre di limitare i disagi ai cittadini».

La burocrazia, in particolare, sembra essere un ostacolo insormontabile. «Devi girare una scena e ti ritrovi con i marciapiedi dissestati, le strade dissestate», si lamenta Verdone. «C’è il cancello della villa arrugginito e impresentabile e provi a sistemarlo? Ecco che subito arriva il burocrate e ti spiega che non si può fare. Ma come, stai sistemando una cosa che fa schifo e non si può fare?».

Verdone girerà il suo prossimo film fuori da Roma, ma «solo perché lo richiede la storia». Tuttavia, il malumore del regista è evidente, e tocca anche gli abitanti della sua città: mentre si gira «c’è sempre chi aspetta il momento giusto e, tac, passa con la sua auto. Quando il film esce e magari si vede il numero di targa corre a farti causa e a chiederti soldi. Ho già quattro richieste».

Insomma, spiega Verdone, che a Roma ha ambientato alcune delle sue pellicole più famose, se non si farà «qualcosa per aiutare i set cinematografici […], andranno tutti in Trentino e in Puglia e vi saranno gravi conseguenze anche per Cinecittà».

Quest’anno Verdone ha diretto Sotto una buona stella, con Paola Cortellesi: la recensione potete leggerla qui. Sotto, una scena di Borotalco (1982), girata proprio per nelle vie della Capitale:

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