L’Islam, una fede che conta oggi circa un miliardo e mezzo di fedeli al mondo, ha molti volti. I media presentano il più delle volte quelli più estremisti, sanguinari e terribili: il fondamentalismo, in particolare, che occupa un ruolo centrale in Medio Oriente, ancora in una fase di transizione in seguito alla Primavera Araba. Ma questa non è l’unica espressione dell’essere musulmani, una religione (e cultura) che ha radici antichissime.
In Dialogo sull’Islam tra un padre e un figlio (Fazi) Alberto Tessore intraprende una conversazione con il figlio, Dag, agnostico, antropologo e viaggiatore il primo, religioso, esperto di testi sacri e linguista il secondo, il quale ha anche deciso di vivere con la famiglia tra le montagne del Marocco. Profondamente diversi, i due hanno anche compreso che, in un mondo globale, il dialogo interreligioso è un nodo decisivo per la convivenza tra i popoli. Nell’opera affrontano diverse tematiche, dal ruolo della donna, alla poligamia nelle unioni matrimoniali, al ruolo della religione nella società e il pericolo rappresentato dal fanatismo. Pur con opinioni divergenti, padre e figlio riescono ad imbastire un confronto affettuoso e fruttuoso, che spinge il lettore a considerare, nel suo significato più profondo, il messaggio contenuto nei testi sacri, Vangelo e Corano: un messaggio di tolleranza nei confronti di ogni credo religioso e la necessità di un dialogo che aiuti a trovare punti di contatto tra le varie fedi.
Dag Tessore si è laureato alla Sapienza di Roma in Lingue e Letterature Orientali (arabo, ebraico, cinese e sanscrito), con una tesi sul Corano. Ha viaggiato a lungo in paesi islamici, dove ha approfondito la conoscenza della lingua araba e della cultura islamica. Alberto, invece, ha compiuto numerosi viaggi in India, Siria, Iran, Afghanistan, Pakistan, e poi, in qualità di giornalista e photo-reporter, in Egitto, Sudan, Arabia Saudita, Giordania. Negli anni Ottanta è stato addetto all’Istituto Italiano di Cultura in Etiopia.