Lo scrittore francese Grégoire Delacourt è stato al centro in questi mesi di una battaglia legale con Scarlett Johansson. E il motivo è semplice, e si trova a pagina 13 del suo ultimo libro, La prima cosa che guardo, pubblicato in Italia da Salani.
«Bussarono alla sua porta. Arthur Dreyfuss stava guardando un episodio dei Soprano. Sobbalzò. Urlò: Chi è? Bussarono di nuovo. Andò ad aprire. E non credette ai suoi occhi. Davanti a lui c’era Scarlett Johansson”. È il primo passaggio del romanzo nel quale compare l’attrice americana che, da trama, vivrà una storia d’amore con un garagista, Arthur.
Una storia sul modello di Notthing Hill, il film di Roger Mitchell in cui un modesto libraio londinese (Hugh Grant) si innamorava di una superstar hollywoodiana (interpretata da Julia Roberts). Solo che alla Johansson la cosa non è piaciuta e ha fatto causa all’autore e alla sua casa editrice francese, la Lattès, per violazione della privacy. Dopo un anno, la vicenda si è conclusa: l’editore è stato condannato a risarcire 2.500 euro all’attrice (che vive da tempo in Francia e ha un fidanzato francese), più le spese giudiziarie. Tuttavia, sottolinea Delacourt, «abbiamo vinto sul diritto a creare storie di fiction sulla base di personaggi reali. Sono uno scrittore e come tale rivendico il diritto a usare senza limiti la mia immagimio nazione».
«Ho usato Scarlett Johansson come simbolo, il cliché di un certo universo cinematografico ed erotico – ha spiegato lo scrittore in un’intervista a Repubblica -. È un personaggio pubblico, appartiene a tutti. Il mio caso è diverso da romanzieri che si ispirano a persone non celebri. E comunque la maggior parte degli scrittori riprende episodi biografici, cambiando magari nomi e situazioni».
«Questo è il nostro mestiere – prosegue Delacourt, che ha raggiunto il successo con il libro Le cose che non ho (Salani) -. Se si comincia a censurare, si può arrivare molto lontano. Nel mio romanzo, ad esempio, c’è un personaggio che muore in un incidente stradale perché non si apre l’airbag. Spingendo il ragionamento degli avvocati di Johansson, anche la marca automobilistica citata nel testo potrebbe farmi causa».
Del resto, anche il protagonista del libro, Arthur, somiglia a Ryan Gosling ed è omonimo dello scrittore Arthur Dreyfuss. «Mi sembrava divertente portare all’estremo la confusione di volti e nomi. A un certo punto il falso Ryan Gosling attratto da una falsa Scarlett Johansson la confonde con Angelina Jolie». Insomma, è la solita vecchia storia dell’arte che imita la vita che imita l’arte. Solo che a (rischiare di) spezzare l’incanto, stavolta, ci si sono messi gli avvocati.