Iggy Pop vs tortura, Amnesty: «Campagna non autorizzata»

La settimana scorsa vi abbiamo mostrato la nuova campagna di Amnesty International contro la tortura. Nella grafica in questione, compariva Iggy Pop con il volto tumefatto, a cui veniva attribuita la dichiarazione: «Il futuro del rock’n’roll è Justin Bieber». Un monito contro le violenze e i soprusi (il succo era che sotto tortura, un uomo può dire qualsiasi cosa), ma realizzato, si scopre ora, senza l’autorizzazione dello stesso Pop.

In un comunicato ufficiale, infatti, Amnesty International fa sapere di aver usato l’immagine dell’Iguana senza chiedergli il permesso. «Anche se abbiamo agito in buona fede, volevamo scusarci con Iggy Pop per il fatto», si legge nella nota. 

«L’obiettivo generale della campagna è provare a cambiare le idee della gente sulla pratica della tortura – prosegue il comunicato -. Stando ai sondaggi, un numero scioccante di persone credere che la tortura sia giustificata in alcuni casi. È una cosa inaccettabile, e abbiamo illustrato questa realtà con il messaggio che un uomo sotto tortura dirà qualsiasi cosa per sfuggire a questa cosa terribile, adoperando un immagine e delle dichiarazioni provocatori per attrarre l’attenzione di tutti».

Il punto, però, è che l’immagine di Iggy Pop è stata utilizzata senza chiedere il consenso del musicista. Da qui le scuse, ed una precisazione: «La dichiarazione attribuita ad Iggy Pop secondo cui Justin Bieber è il futuro del rock’n’roll non rappresenta l’opinione personale di Iggy Pop ma era parte integrante del processo creativo della campagna ed era intesa in senso ironico».

Amnesty ammette di aver commesso lo stesso errore con il Dalai Lama, altro testimonial “involontario” della campagna. Il che, fa notare ironicamente Pitchfork, sarà certamente una cosa terribile per il karma dei pubblicitari…

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