Quel Maradona aveva fatto parecchio sorridere. Stiamo parlando del ringraziamento di Paolo Sorrentino la notte degli Oscar, dopo che il suo La grande bellezza aveva vinto la statuetta come miglior film straniero. Tornato in Italia, il regista è stato ospite di un’intervista di Concita De Gregorio su Repubblica.it, in cui ha spiegato cosa lo ha spinto a ringraziare chi e perché.
«In realtà ho tralasciato Antonio Capuano, il primo regista con cui ho lavorato, fondamentale. E gli scrittori che mi hanno insegnato a scrivere come penso di saper minimamente fare. Fellini è il genio, il più grande narratore dell’Italia. È anche il padre della commedia all’italiana, sebbene si facciano sempre altri nomi, il tecnico per eccellenza e il più grande produttore di sogni e immagini. La grande bellezza gli è debitore in modo anche involontario, l’ispirazione riguarda tutta la produzione del Maestro. Nessuna intenzione, ho cercato di andare avanti con il mio modo di vedere le cose».
Per quanto riguarda, invece, i Talking Heads e Scorsese, rispetto ai primi Sorrentino ha affermato: «Sono una ossessione giovanile, prima di ogni altra musica ascoltavo loro, sono legati a periodi della vita nei quali la musica ha un effetto quasi di sollievo, ti porta fuori dai problemi dell’adolescenza, o almeno ti illudi che sia così», mentre, su Scorsese: «Mi ha condizionato per quel che riguarda il ritmo a cui tendo, senza riuscirci. Re per una notte è uno dei film meno famosi, dove però il racconto sulla solitudine del personaggio è qualcosa che mi ha molto colpito e alla fine anch’io ho finito per ritrarre personaggi soli e malinconici».
E Maradona? Sorrentino ricorda quando nel 1986, a sedici anni, lo vide allenarsi di notte, prima dei Mondiali: «S‘allenava di nascosto in un campo da tennis, l’ho visto da solo tirare palloni in porta, mettendoli sempre all’incrocio dei pali, per un’ora di seguito. Uno spettacolo più grande non mi viene in mente».
Per l’intervista completa vi rimandiamo al link di Repubblica.it. Nel frattempo, sapete che è stato elaborato un quadro semiotico delle critiche negative al film? Eccolo (fonte: Repubblica.it):