Giovanni Floris è conosciuto come conduttore di Ballarò su Rai 3, noto talk-show politico. Prima di approdare in tv, ha lavorato come giornalista, redattore e inviato in tutto il mondo, seguendo inchieste importanti, come quella sull’economia americana, sul processo di nascita e adozione dell’euro e sullo sviluppo del movimento no-global, fino ai fatti del G8 a Genova.
Ma Floris è anche un autore proficuo, e,infatti, fra un paio di giorni arriverà in libreria con un nuovo romanzo, Il confine di Bonetti, edito da Feltrinelli. Il libro ha come protagonista un facoltoso notaio, Ranò, che trascorre una notte di baldoria con gli amici di sempre. Una serata goliardica, destinata a concludersi in cella e poi davanti a un magistrato. È da lì che parte una lunga confessione, non solo sulla reunion, ma anche su un’intera vita e sulle avventure vissute da ragazzo insieme ai suoi amici, tra i quali spicca il grande Marco Bonetti, il regista, colui che ce l’ha fatta…
Un’amicizia maschile, scandita da giri in motorino, bravate e amori. Tutto per rispondere a interrogativi che, da adulti, sorgono spontanei un po’ alla maggior parte di noi: come abbiamo fatto a smarrire i sogni di gioventù? Dove si situa il confine tra giovinezza e il diventare grandi, tra le mille possibilità e i rimpianti? Floris racconta la realtà utilizzando la narrazione, fondendo il reale con il fittizio, perché la storia di Ranò e Bonetti è la storia della sua generazione, di chi è stato ragazzo negli anni Ottanta: forse l’ultima generazione ad aver vissuto l’adolescenza come un momento magico, ricco di opportunità e di promesse per il futuro, dove, con le proprie forze e mettendosi in gioco, era ancora possibile farcela.
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