Flea: «Ecco perché i Red Hot hanno suonato in playback»

È vero, hanno suonato in playback. Non che ce ne fosse bisogno, viste le foto, ma i Red Hot Chili Peppers, tramite un messaggio scritto da Flea ai fan, ne hanno dato conferma oggi: il live al Super Bowl con Bruno Mars non era proprio un live, visto che gli strumenti erano scollegati dagli amplificatori.

«Quando ci è stato chiesto dalla NFL [la National Football League, la principale lega di football americano, n.d.r.] e da Bruno [Mars, n.d.r.] di suonare la nostra Give it away al Super Bowl, ci è stato subito detto chiaramente che la voce sarebbe stata live, ma basso, batteria e chitarra sarebbero stati pre-registrati», scrive Flea nel messaggio. «Capisco la richiesta della NFL, visto che c’è pochissimo tempo per preparare il palco, c’è un miliardo di cose che potrebbero andare male e guastare il sound per gli spettatori allo stadio e a casa». Non c’era possibilità di discutere della faccenda, scrive il bassista: «la NFL non voleva correre rischi».

Il problema, però, è che i Red Hot Chili Peppers non amano “mimare” il playback: «l’ultima volta che lo facemmo (o che ci provammo) fu nei tardi anni ’80, e fummo cacciati da Top of the Pops U.K perché ci rifiutammo di farlo correttamente». All’inizio, dopo la proposta, la band non sapeva se accettare o meno: «Eravamo confusi, non sapevamo se farlo o no, ma alla fine abbiamo deciso per il sì, era una cose surreale e pazzesca, di quelle che capitano una volta nella vita e volevamo solo divertirci e farla».

Dopo l’incontro con Bruno Mars («una persona bellissima e un artista davvero talentuoso»), la band ha inciso una traccia «nello spirito delle versioni che abbiamo suonato negli ultimi due anni in tour». La traccia è stata poi usata per il live, con la band che sul palco “suonava” ma con gli strumenti staccati. «Avremmo potuto collegarli ed evitare di deludere la gente che si è scandalizzate perché il pezzo era una traccia pre-registrata? Certo, avremmo potuto farlo facilmente ed ora non saremmo stati qui a discuterne». Tuttavia, continua Flea, «abbiamo pensato fosse meglio non fingere. Era come fare un video musicale davanti a milioni di persone, solo che la voce era live e avevamo solo una chance per farlo bene. Il nostro unico pensiero era di portare lo spirito di ciò che siamo alla gente».

Ecco la performance “incriminata”:


Il dispiacere per la performance “finta” rimane, ma almeno la lettera di Flea suona sincera e soprattutto evidenzia come alle volte agli artisti non sia data possibilità di scelta.

Probabilmente non la penserà così Axl Rose, che nelle scorse ore aveva scritto in un messaggio intititolato Nel nome della scienza, in cui spiegava che Flea «aveva una nuovo e rivoluzionario microchip nel sedere in grado di catturare le frequenze del suo basso e trasmetterle all’amplificatore».

Al di là degli scherzi e delle polemiche, la diretta tv dell’evento è stata un successo: in 170 milioni hanno assistito al Super Bowl e durante la performance di Mers e dei Red Hot, Shazam (l’app che permette di riconoscere in automatico la canzone che si sta ascoltando) ha fatto registrare ben 350mila tag.

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